Romanzo di una strage: verità e omissioni

Il film Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana è sicuramente un buon lavoro, sia sul piano del risultato estetico che su quello della ricostruzione storiografica. Sottolineo però due momenti, a mio parere, decisamente faziosi e scarsamente, oggettivi. Marco Tullio Giordana con un’astuzia di cattivo gusto mette in bocca alla moglie di Calabresi il dubbio se la fine di Feltrinelli sia dovuta ad un incidente o ad altro, facendo dunque supporre un qualche intervento di servizi segreti o differenti, ma affini, misteriose entità. E’ ormai risaputo che Feltrinelli è morto nel tentativo di minare il traliccio nel quale era salito: dubitare di questo è come immaginare che le due Torri siano state fatte saltare dagli americani. Anche se la Cederna e altri celebri giornalisti hanno alimentato questo falso mito.

C’è poi la responsabilità di Lotta Continua nella morte del commissario; e non parlo della verità giuridica che qualcuno può contestare: c’è stata una campagna di odio feroce continuata per anni che ha creato il clima adatto che, se non altro, ha contribuito ad armare la mano assassina, uscita fuori sicuramente nel mondo della sinistra estrema. E Marco Tullio Giordana se la cava con un titolo del giornale Lotta Continua e con una scritta nel muro, senza far vedere un discorso o un protagonista di quel clima d’odio, cosa che aveva fatto con tutti gli altri personaggi implicati nelle varie vicende di quei primi e feroci anni di piombo.

Si può non raccontare la verità anche non dicendo falsità, ma attraverso delle omissioni: e nella storia dell’uccisione di Calabresi c’è stata una grande omissione che ha nascosto agli spettatori la “verità” dei fatti.

Umberto Piersanti

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3 commenti a “Romanzo di una strage: verità e omissioni

  1. Buongiorno professor Piersanti,
    volevo intervenire per lasciare un piccolo commento sulla sua interessante analisi dell’ultima pellicola di Marco Tullia Giordana. Ho apprezzato che un autore del suo peso abbia analizzato una pellicola così recente ma mi sento di dissentire un poco riguardo a ciò che dice sulla ricerca della “verità” dei fatti. Partendo dal titolo della pellicola, “Romanzo di una strage”, si evince che ciò che il regista intende mostrare e/o narrare non è la verità dei fatti, ma piuttosto una sua opinione per di più romanzata. Aggiungo che Marco Tullio Giordana è appunto un autore e non un documentarista. Non sta a lui raccontare la verità, come non sta al cinema farlo, persino i documentari più verosimili sono comunque filtrati dall’occhio della cinepresa e ciò che vediamo proiettato non potrà mai essere comunque la “verità”. Qui però ci inoltriamo in un discorso Altro che appartiene ad un altro ambito di analisi del mezzo cinematografico in sé. La sua critica invece al lavoro giornalistico fatto all’epoca mi trova completamente d’accordo.

    Mi incuriosisce e vorrei chiederle che ne pensa invece del meno recente ma molto chiacchierato “Romanzo Criminale” di Michele Placido. Ha avuto modo di vederlo? Che opinione se ne è fatta?

    Le chiedo scusa in anticipo se il mio intervento le è sembrato troppo prolisso, la mia intenzione è unicamente quella di un confronto di opinioni.

    Cordialmente la saluto.

  2. Sicuramente il valore di un’opera artistica(romanzo,film,quadro,ecc,)non dipende dal tasso di verità”storco-sociale).Il film di Marco Tullio Giordana è un buon film:essendo basato su di una vicenda di valore storico posso dare un giudizio che non è di tipo estetico.Il regista che fa parte di una sinistra radicale ha sorvolato sulle sue colpe.
    Romanzo criminale è brutto e truculento:placido è un piccolo,piccolo regista

  3. caro umberto, per quanto riguarda la ricostruzione storiografica il film è tutto da ridere secondo me, la scena dentro la libreria feltrinelli è stucchevole, calabresi regala un libro a pinelli che ricambia, il fatto è successo davvero ma in tempi diversi e non a ridosso della strage, si dirà “d’accordo è un film, è romanzato, è il romanzo di una strage no?”… beh piegare la realtà-non dico la verità-dei fatti a esigenze narrative mi sembra un modo per forzare oltremodo come sono davvero andate le cose, quindi se non c’è rispondenza sui piccoli fatti, figuriamoci su quelli davvero storici- come quello che tu citi a proposito di feltrinelli; un’altra cosa che ho letto da più parti è che almeno il film serve a rendere attuale un avvenimento caduto nel dimenticatoio di questa balorda italia (i ragazzi per esempio dicono che dietro la strage ci sono state le brigate rosse in un sondaggio) ma se un film come questo distorce la realtà era meglio lasciar perdere perché poi ci si ricorderà (almeno a chi non ne sa niente almeno) soltanto di quei particolari distorti, come la storia fasulla delle due bombe ecc ecc…meglio il silenzio, forse, rispetto a un revisionismo così becero…il film è comunque piacevole e se non si trattasse della ricostruzione di un fatto storico sarebbe un gran bel film poliziottesco come quelli degli anni 70

    (consiglio la lettura dell’ebook di sofri sull’argomento: http://www.43anni.it/)

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