‘Appuntamento a Venezia/Meeting in Venice’ di Matteo Bianchi

Appuntamento a Venezia
Di Matteo Bianchi

Sei nei miei panni:
obbligato dall’assenza
ti sento addosso.

A Iacopo,
a prescindere dal futuro.

Dite al mio Bassanio che,
a questo giro di barca,
dei candelieri mi occupo io
e ho scorto una coppia di merli
corteggiarsi sotto i legni di un attracco
allo sfascio, che i muri trasudano sale
e la gente in Frezzarìa cambia ad ogni passo,
ma le pareti del palazzo reggono la sua partenza.
Ditegli che c’era un Pulcinella solo
ad allietare gli invitati al mio ballo,
che le petunie in fiore scendono
sul davanzale e coprono il balcone,
e i lenzuoli del passato
asciugano le macchie sull’acqua.
Ditegli che non nascono viole immemori
nella nostra fragile incertezza,
ma a terra, tra le fessure dei cotti
persino rinunciano al loro colore:
gialloaffetto aspetto la sua rinascita.
Ditegli che senza di lui fatico
ad affrontare i droghieri e i bottegai,
e nella prossima spiaggia
so che ci sarà il suo braccio
a farmi strada.

Antonio

*

Non verrà alcuna dama di cuore
da dietro la curva di spighe
a consolare il cavaliere
mentre fuma accovacciato
una Camel blu,
rigorosamente light,
sotto il cancello di ferro
del camposanto.
Il sole era lo stesso
che ha reso tenero il grano.

Bassanio è morto, Graziano,
come farai?

*

Da quando hai lasciato la nostra città,
gli specchi d’acqua amplificano
la mia disperazione: il ricordo
recente è sale sulla ferita.
Nell’oscura soffitta degli anni
di università ho imparato
il gioco della luce sulle scale.
L’aria di Venezia, sfatta
libertina di tarda età,
esaspera di ognuno lo stato d’animo:
il fallimento di un esame
diventa depressione,
un buon voto moltiplica l’euforia,
sino a spingerti al limite
della sopportazione.
Più cerco una destinazione razionale,
un cassetto chiuso,
più mi sento annegare.

*

Ho acceso il mio cero dal tuo,
dando una speranza in pasto al buio,
nella distanza che ci salva
e ci separa l’uno dalla fiamma dell’altro.
Se il tuo era per lui,
il fianco condiviso,
il pieno che si è fatto vuoto sconosciuto,
il mio è stato per quello che rimane
in vita, il frammento che porta dentro
l’intero.
Nel fumo dei nostri incendi, vedrai,
ci toccheremo.

*

Quando non sei più in grado
di levarti le giornate dal sangue
e solcando rughe vengono a galla,
e la pelle molla la presa
cedendo alla vecchiaia il contenuto,
si crede tu sia legittimato,
l’esperienza ti abbia accompagnato
a sopportare qualunque dolore.
Non è vero.
I buchi hanno divorato già
le scorte, le tue rivincite.
L’insofferenza si fa solo muta,
senza espiazione.

Meeting in Venice
Translations by Christopher Channig

In the clothes I wear,
bound by absence,
I carry you.

To Iacopo,
leave the future for now.

So tell my dear Bassanio that on
this last sea trip it’s me alone who looks
to torches and to candelabra,
and say that I was escort to a pair
of blackbirds, courting, mooring at the ruins,
the walls sweat salt, and in our own Venice
along Frezzarìa the people change
at every step and yet the villa walls
bear his leaving us.
Tell this to my Bassanio. And tell
that there was just one Punch; one Mr Punch
on hand to cheer the guests who came to dance,
and that petunias have filled the ledge
and overflow the balcony,
and yesterday’s bed sheets dry over the
water and keep it clean. Tell him that no
zinnia is born without memory
among our fragile uncertainty,
but on the ground, in cracks of cobbles they
even renounce their colours: loving is
golden, I wait for his re-birth.
Tell him that it’s hard, without him here, to
talk to merchants and street vendors and that
at the next shore I’m certain there will be
his arm to take, to show me the way.

Antonio

*

No kind hearted woman will come
from behind the curve in the wheat fields
to console the smoking hunched-up cavalier
with his Camel Blue,
strictly light,
by the metal gate
to the hallowed ground.
The sun is the same
that made the grain tender.

Bassanio is dead, Graziano,
what will you do?

*

Since you left our city
the waters’ mirrors swell
my despair: the fresh memory
is salt on the wound.
In the dark garret
university years I learned
the play of light on the stairs.
The air of Venice, louche
aged libertine,
excites every mood:
an exam failed spells depression,
a good result multiplies delight
until it takes you to the edge
of being unbearable.
The more I seek
a rational place,
a locked drawer,
the more I feel I’m drowning.

*

I lit my candle from yours,
feeding hope into the dark,
in the safe distance
that separates us from each other’s flames.
If yours was for him
side by side,
abundance made unknown void,
mine was for what remains
in life, the splinter worn within
the whole.
In the smoke of our blaze, you’ll see,
we’ll touch.

*

When you can no longer
remove the days from your veins
and smoothed down wrinkles bounce back,
and skin leaves a pinch
conceding to age it’s substance,
they say time has endorsed you:
with experience by your side you’ll endure any hurt.
It’s not so.
Blight has already devoured
your reserves, your re-match.
Impatience remakes itself;
no atonement.

Christopher Channing, nato nel nord industriale dell’Inghilterra, ha trascorso l’infanzia sulle coste della Scozia. È direttore artistico, attore, autore e traduttore di testi musicali e teatrali. È diplomato in Teoria e Pratica della Psicoterapia moderna. Si è specializzato nella danza alla Royal Ballet School di Londra, e in physical theatre con Jacques Lecoq al suo École Internationale de Téâtre a Parigi. Durante l’edizione del Festival Poesia 2012 l’autrice nicaraguense-salvadoregna Claribel Alegría gli ha suggerito di cercare l’essenza di chi traduce nella musicalità del verso. Ha diretto varie edizioni della Biennale dell’Assurdo di Castelvetro (Modena), e come performance-artist ha dato vita a personaggi raffigurati nelle tele di grandi pittori del passato; due su tutti, la Gioconda e un autoritratto di Van Gogh. (www.chrischanning.net)

Matteo Bianchi, classe 1987, si è laureato in Lettere Moderne a Ferrara. È caporedattore delle Edizioni Kolibris e si occupa di ufficio stampa. Ha pubblicato le raccolte in versi Poesie in bicicletta (Este Edition, 2007) e Fischi di merlo (Edizioni del Leone, 2011). Cura le rubriche di poesia “La Città dei Silenzi” sull’Annuario di Tellus, “inedito zero”, blog d’autore su Repubblica.it e con Chiara De Luca l’antologia online Italian Contemporary Poets. Scrive per il quotidiano “la Nuova Ferrara” e per “SITI – Unesco World Heritage Sites Journal”. Nel 2009 ha fondato l’Associazione Culturale “Gruppo del Tasso” e cura In gran segreto 2012, rassegna annuale di poesia contemporanea nella sua città. È stato tradotto in francese da Antoine Isenbrandt-Pitton.

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2 commenti a “‘Appuntamento a Venezia/Meeting in Venice’ di Matteo Bianchi

  1. Le parole di Matteo e di Chris sono colpi vibranti sulla pelle tesa di un grande timpano. L’onda sonora che ne esce demolisce..ferisce… e provoca immensa devastazione. La gigantesca onda del rimpianto travolge ogni debole difesa innalzata inutilmente. Un’altro naufragio si annuncia……………………………. e le mani dell’ amico sono lì per regalare la tenera carezza dell’abbandono.

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