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I cigni neri di Enrico Fraccacreta
Pubblichiamo cinque poesie di Enrico Fraccacreta.

Cigni neri (Foto di abudrian da Pixabay )
A lezione di coltivazioni
l’ultimo arrivato sentenzia sulle file binate di semina
escludendo a primavera le balze di pianura
rivestite di girasoli
che con la luce verticale si voltano di colpo
e le grandi corolle dell’esercito scoppiano
e sembrano tanti birilli abbattuti
dalla grande pallida sfera del sole
coi semi neri sparati da tutte le parti
conficcati nelle fessure delle porte crepate
delle masserie, entrati dalle finestre sotto i portici
nei piatti delle minestre a tavola
negli occhi meravigliati del fratello più piccolo,
quando mio padre uscì dall’aia col fucile in mano.
Ecco la cosa più importante, dice
mentre accarezza l’agnello di Gabriele,
tenere a distanza i bambini dalla semina
e dalla raccolta.
Basta il resto dell’anno
a renderli felici.
************************
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Tagged enrico fraccacreta, i cigni neri, poesie
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Poesie di Loredana Gabrielli
Pubblichiamo due poesie di Loredana Gabrielli. Con “Via Nizzolina 14” ha vinto l’edizione 2019 del Concorso nazionale di Poesia Sibilla Aleramo nella sezione “inediti”. La seconda poesia senza titolo è presente nel libro “Flusso di correnti” (Affinità elettive).
Via Nizzolina 14
Dal quarto piano
per quella via
scendemmo in strada,
e di non esser figlia
ancora
non era il tempo.
Cieca
con la mano
fino a sera
mi portasti
mentre fuggivi
scaltra
dalla tua quiete.
Acre e chiassosa
l’Olona respirava
lungo le schiume
di quel muro
crepato e solitario.
Anche da sotto
il seno prorompeva,
e mentre asciutta
la brughiera
immaginavo,
ciottoli assolati
calciavo a stento.
Quando il segno
di quel giro
fu composto,
solo allora
decidesti di tornare.
Battono furenti
ancora,
gli occhi silenti
di quel padre.
A Loredana, poesia di Umberto Piersanti
Un omaggio del poeta Umberto Piersanti alla mia prima moglie, Loredana Bernardini e a tutta la mia famiglia.
La poesia è stata scritta nel periodo compreso tra il 1985 e il 1989.
Giorgio Londei

Loredana Bernardini
A LOREDANA
scendevano i tuoi figli per i prati
tu Loredana sedevi tra cespugli
ampi, di prunalbo, sopra la casa
dei nonni, antica, di mattone scuro
e tutti i fossi coi fagiani
l’improvviso frullìo delle ali
li porta nei lubàchi
sotto la genga
ci fu un tempo felice
di camminate lunghe sulle Cesane
Giovanna scivola sull’erba
Massimiliano chiede qual è il fiore
e tu pacata, splende
il volto bruno, le mani
che posano il formaggio sulla tovaglia
limpida, l’orizzonte che s’oscura
il ritorno alla casa
piccola, nel vicolo sopra le mura
Umberto Piersanti
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Tagged loredana bernardini, poesia, umberto piersanti
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L’amore nel viaggio dei migranti
Una poesia inedita di Umberto Piersanti dedicata all’amore dei nostri tempi nel viaggio dei migranti. Pubblicata da Alessandro Puglia su Vita, ve la proponiamo qui di seguito.

Umberto Piersanti
Loro due
Varcarono le savane
e i deserti,
loro due, sempre insieme,
quasi attaccati ,
partiti dal villaggio
di paglia e canne
dove il fiume svolta
e il coccodrillo
tra le erbe acquattato
spia la preda
li hanno divisi a forza
e poi gettati in barconi diversi,
non ha il finale lieto
d ‘altri tempi
la favola crudele dei nostri anni
Umberto Piersanti
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Tagged migranti, poesia, poesia indedita, umberto piersanti
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Dopo il diluvio
Una poesia di Antonio Prenna
DOPO IL DILUVIO
Dopo il diluvio c’è chi rovista tra il fango con gli occhi lucidi
pietre preziose affiorano qui e là senza splendore
senza memoria alcuna cerco il senso di tutta questa rovina umida
il mondo bagnato e sporco le mani sporche
la coscienza anche essa incorporea e sporca
Anselm Kiefer direbbe che il presente è senza coscienza
e che l’azione dell’acqua e del fango
– lui parlerebbe di limo – completano l’opera
trovo la scatola d’oro coperta di foglie e detriti
che cercavo da quando la Grande Acqua
ha cominciato la sua strada all’indietro
assorbita dalla Serpe
che percorre le viscere della Terra
la scatola si è salvata perché la memoria
stenta a riconoscere la strada del ritorno
e si fissa agli atomi
del Gran Ventre Della Vita Percorsa Da Passaggi Inaspettati
ma senza una vera spontanea volontà
nessun teatro intorno niente maschere
solo fango terapeutico
apro la scatola con la piccola chiave d’oro
che porto sempre al collo
la chiave al collo mi ha portato sempre fortuna
infatti sono qui a raccontarlo il diluvio
la scatola è piena di banconote mezze bruciate
raccolte con il cellophane
sigari avvolti nella carta stagnola
e dei fiammiferi lunghi sparsi
libero un sigaro
lo accendo bruciando i resti di alcune banconote
mi sdraio nel fango mi godo il fumo nel tramonto sulla terra bagnata.
Poesie di Luca Raul Martini
Luca Raul Martini
Poesie tratte da “Tra due stazioni”, raccolta di prossima uscita presso Terra d’Ulivi Edizioni.
Per tutti c’è un secondo primo concerto
quello a cui tu sei mancato stasera.
È inevitabile. È accaduto che
questo fosse il tuo. Ogni cosa è andata
come doveva. Il pianista è entrato
e si è seduto come un bambino
davanti al nero totem di legno.
Chopin è volato tra colpi di tosse.
Altri vecchi hanno fatto la fila
ai pisciatoi tra un movimento
e l’altro. Sono gli stessi con cui
ti saresti incolonnato.
Tu sapevi che esiste
un Merry Go Round che
non si stoppa mai ed esige vittime
vestite a festa
solo in apparenza stupite e innocenti
Devo dirti qualche cosa che non sai?
Che la musica è un enigma?
Che avevo messo le tue vecchie scarpe?
Che il ragazzo alla fine è stato applaudito
da mani artritiche?
All’uscita sotto
i lampioni sfuocati ho guardato
se nella fila di taxi ce n’era stupidamente
uno di più
Tre poesie di Milena De Luigi
Pubblichiamo tre poesie di Milena De Luigi.
La sirena di Copenaghen
(All’Italia in miniatura, 26.02.2016)
La sirena di Copenaghen
languida osserva
il passaggio dei turisti.
Treccia morbida
attrai
dove non c’è il tempo
e il dolore
e tutto è immobile
come il tuo sorriso.
L’incantatrice attende
il suo Ulisse
Ma tu non senti
svanisce nell’aria fredda
tu, ti allontani.
Tre poesie di Giulia Martini
Autunno. Tu non mi hai più
che leggo Omero nella stanza accanto:
poche scoperte da riproporti a tavola.
E nemmeno mi hai più scritto,
da quel lontano che dicesti «A presto!».
Ti resto referente immaginaria
di quelle novità che invecchieranno
non condivise.
Mi rinventi il viso,
dandomi la faccia dell’ascolto.
*
Ti tengo se vago
e se più vago dello zucchero è il sorriso –
inciso lì, tra seme e mansuetudine
che un orlo di memoria meraviglia.
Usavi essere un ecosistema –
ça va sans dire, giocavi alle savane.
Rimango sola nell’ora solare
con poca fame di quello che mandorlo.