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Rubare la primavera: Ode a un usignolo, di John Keats

John Keats, Ode a un usignolo

I

Il cuore duole, un assopimento affligge
i sensi, come fossi intorpidito di cicuta,
o avessi bevuto fino in fondo, un minuto fa
un sonnifero pesante, poi nel Lete la caduta:
non perché invidioso della tua fortuna,
ma perché felice nella felicità che tu
– Driade degli alberi, nelle ali tue leggere –
in una qualche trama d’armonia
di faggi verdi e ombre innumerevoli
a piena gola liberi nei canti dell’estate.
 

Ode in otto strofe
Prima strofa, traduzione di Luca Nicoletti
(© diritti riservati)
 

Rubare la primavera: Ode a un usignolo, di John Keats

Rubare l’autunno è come rubare i ricordi. Così avevo scritto, anni fa, in una poesia. E ora, ora che ci è stata rubata buona parte della primavera? Mai come quest’anno, con l’isolamento e queste giornate splendide, radiose, vale il memorabile incipit di T.S. Eliot, ne La terra desolata: aprile, il più crudele dei mesi. April is the cruellest month, nella versione originale. La prima strofa del poemetto, con inarcatura tra il secondo e terzo verso, prosegue così: genera/memoria e desiderio. Difficile trovare parole adeguate. Ma la purissima ispirazione di John Keats ci viene in soccorso, con la straordinaria Ode a un usignolo, tra i momenti più alti della poesia di ogni tempo. La primavera che ritorna, la stessa che assaporò per qualche momento Keats, ascoltando l’usignolo di allora, sempre lo stesso, lo stesso che noi sentiamo cantare, ora che il silenzio ha piantato i suoi sigilli nelle strade. Il tempo di gioire per il canto felice e inconsapevole (felice perché inconsapevole?) di questa creatura eterna e del presente – immagine della poesia stessa, di John Keats, di un momento prenatale e di rinascita – in una notte del 1819: tender is the night, il celebre verso della quarta strofa, tramandato a Fitzgerald, che lo riprese nel titolo del suo libro. Ode composta proprio nel mese di aprile, nello stesso anno in cui Leopardi scrisse L’infinito, giusto per rimarcare la suggestiva sincronicità di un’ispirazione che toccò l’animo di due poeti grandissimi, con molte affinità, pur con una diversa visione della natura. All’ottava strofa, alla fine dell’ode, il canto si perde, l’usignolo è perduto nel buio, tra i rami dei faggi. È la nostra primavera perduta, rimasta irraggiungibile, al di là dei vetri, nel dominio del silenzio.

Luca Nicoletti, aprile 2020

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Antiche storie delle Cesane

Di Francesco Duranti

L’inverno

Le Cesane, Fossombrone (Foto di Galloramenu, CC BY-SA 3.0, Wikicommons)

Un altro ricordo che ho, sempre raccontato dalla Nonna Imelde, dallo Zio Celso e dalla Zia Maria, la madre di Umberto, è quello dell’inverno così spaventoso e terribile che la Cesana poteva riservare con le sue tormente di neve, tanto pericolose al punto che qualcuno, nella piana verso ‘Carbone’, vi morì e venne ritrovato dopo lo scioglimento delle nevi, avvolto tra il mantello, dove i suoi familiari posero una croce fatta di canne.
Un giorno il nonno Celeste era venuto in Urbino per vendere delle carni di maiale ai Signori Piccini giù per il Monte ed è ripartito che iniziava a nevicare.
Per la paura passò per i Trasanni risalendo da Castelboccione in modo da evitare l’altura e l’apertura ai quattro venti della Cesana.
L’inverno lungo e spaventoso in quei luoghi, era sempre motivo di aggregazione e ‘fratellanza’ se così vogliamo dire, si stava insieme, si socializzava e si lavorava molto meno perché, la stagione invernale, fermava ogni tipo di lavoro esterno e dopo aver sistemato le bestie e provveduto alla legna, si poteva stare benissimo in casa e socializzare con i familiari, i vicini e gli abitanti del luogo.
L’aspetto che trovo più suggestivo legato all’inverno e allo stare in casa, sono le veglie davanti al camino con i racconti degli anziani e di quelle storie che sconfinano tra sogno e realtà, tra mito e leggenda e che hanno caratterizzato la cultura contadina e di paese di intere generazioni.
Storie affascinanti di personaggi immensi, che comparivano all’improvviso, di ‘sprovingoli’, di rumori ignoti di anime e di morti che non trovavano pace, di folletti e di creature fantastiche che abitavano negli sperduti angoli di quella antica terra e di quelle case.
Dei miti, dei racconti, delle paure che nella notte si innalzavano e crescevano come l’ombra di un passante con la candela su una parete, racconti di meraviglia e fantasia che i bambini ascoltavano, spaventati e sorpresi, di quei nonni disegnati negli ovali appesi alle pareti.
Storie belle e assurde che hanno fatto la storia della nostra gente.

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Umberto Piersanti alla Prima Edizione del Festival Internazionale del Cinema NatuRurale

Giorgia Melagrana e Umberto Piersanti

La volontà della natura, s’impara attraverso le cose su cui non siamo diversi gli uni dagli altri. Esprimere ciò che siamo rende il mondo un luogo più leggero, dove poter attingere energia creativa.

L’amore è l’istinto, la passione ciò che muove l’uomo verso la vita, crederci, ciò che renderà concreta quella che era un’immagine. L’ispirazione spesso nasce da ciò che ci circonda, i pensieri sono natura umana, creazione dell’ego e dell’intelletto.

Così è nata l’idea della condivisione e quindi la spinta materiale che ha reso possibile attraverso la collaborazione quella che è stata la Prima Edizione del Festival Internazionale del Cinema NatuRurale, svoltosi tra Acqualagna e il Passo del Furlo il 21/22/23 luglio.

La scelta dei film, dei documentari e delle animazioni (italiane e non) è quella degli occhi e del cuore di Diego Feduzi, direttore artistico del Festival, sostenuto da Giorgia Melagrana, organizzatrice di eventi, legata da una profonda passione al mondo dell’arte e del cinema, e definita in termini tecnici da Danilo Ubaldini, gestore del Cinema Teatro Conti di Acqualagna.

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Le bellezze di Pesaro e Urbino a Linea Verde Orizzonti

Urbino (Foto Luca Boldrini CC BY 2.0 Wikicommons)

Sabato 9 Aprile alle ore 11 su Rai Uno a Linea Verde Orizzonti sono andate in scena Pesaro ed Urbino. Il mare e le colline alle Porte dell’Appennino, l’industria e l’arte, le moto e gli aquiloni: due realtà distanti ma complementari, unite però non solo dalla vicinanza, ma dal comune attaccamento alle tradizioni. Abbiamo visto il Parco del San Bartolo tanto bello per quanto in Italia sconosciuto. E lì vicino la grandiosa Villa Imperiale. Umberto Piersanti ci ha accompagnato per i vicoli, gli slarghi e i palazzi di una città che il poeta ha indicato come una perfetta fusione fra polis e cosmo: Urbino rappresenta quell’ideale di armonia che solo Raffaello ha saputo raffigurare almeno per un momento nella storia della cultura occidentale. Linea Verde Orizzonti è riuscita ad unire senza stridore momenti più diversi ma caratterizzanti dell’identità di un territorio: la sapienza artigiana, le piste ciclabili, i tesori artistici, la testimonianza di un poeta, di scienziati e di studiosi. E nel cielo urbinate volano gli aquiloni… Un programma da vero servizio pubblico nei giorni in cui il figlio del più crudele capo mafioso va a Porta a Porta a propagandare il suo libretto e lo stile di vita mafioso.

Annie Seri

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Umberto e Jacopo Piersanti

In occasione della Giornata mondiale dell’autismo, il giornalista Alessandro Puglia ha realizzato un servizio per RepubblicaTv in cui il poeta Umberto Piersanti racconta del figlio Jacopo, autistico, e legge alcuni versi a lui dedicati. “Jacopo vive in un altrove, in un mondo tutto suo, ho pensato a lui come a un mito, un personaggio assoluto”, dice Piersanti.

Il toccante servizio

Su Jacopo Piersanti ricordiamo il bel racconto di Roberto Marconi “Il collaudatore di altalene”.

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Papa Francesco e Charlie

Tra Papa Francesco e “Je suis Charlie” dobbiamo scegliere “Je suis Charlie”.

Umberto Piersanti

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Grillo e i vigili romani: il miserabile e gli assenteisti

Ne avevamo viste molte da Grillo: l’alleanza con l’estrema destra britannica e con il deputato polacco che nega la parità tra uomo e donna, la difesa del bicameralismo perfetto, la richiesta del carcere per Napolitano. Tutte cose da riderci sopra ricordando la professione di comico del leader genovese se non fosse per i milioni di voti (fortunatamente oggi in calo…) che il Movimento 5 stelle riesce ancora a raccogliere. Ma la difesa di uno dei più terribili mali italici, quale è il disprezzo verso il proprio dovere prima ancora che verso le Istituzioni, rappresentato dall’assenteismo fraudolento, questo no, questo non potevamo aspettarcelo. Passi l’idiozia di un Di Battista che difende i tagliagole dell’Isis scambiandoli per gli integralisti di Hamas: sappiamo tutti quanto sia totale l’impreparazione in politica estera di rappresentanti scelti dalla rete con il voto di parenti e amici.
Ma il Movimento 5 stelle non era sceso in campo proprio per distruggere i burocratismi, i ritardi, gli assenteismi, i disguidi della vita politica e sociale italiana? Poco tempo è bastato per dimostrare che si trattava solo di propositi velleitari, confusi e populistici. È piuttosto facile accordarsi ai mal di pancia di tanti italiani spesso giustificati dall’insipienza dei partiti.

Altra cosa è cambiare la vita politica e sociale del Paese.
Ancora una volta “Il Fatto Quotidiano” troverà il modo se non proprio di giustificare quantomeno di attenuare le assurde affermazioni di Grillo? Forse sarebbe ora per il giornale diretto da ex direttori della vecchia “Unità” di prendere atto che la scommessa a favore dei 5 stelle è ormai fallita.
Contrariamente a Di Battista, quel giornale dovrebbe avere un minimo di conoscenza della vita politica.

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Umberto Piersanti premiato a Subiaco Città del Libro

Umberto Piersanti

Il nostro Umberto Piersanti ha ricevuto il Premio alla carriera a Subiaco Città del Libro, lo scorso 29 giugno.

La motivazione del riconoscimento:

nel corso della sua vita ha guardato con occhio limpido e attento alla complessità dell’umana esistenza, mantenendo la sua voce lontana da quei toni urlati e scomposti che caratterizzano tanta pseudo-comunicazione della nostra epoca.

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