Pubblichiamo alcune poesie di Eliza Macadan, tratte da “Pioggia lontano”, Archinto, 2017. In uscita a settembre.
i nomi di navi
sulle quali ho galleggiato
le acque hanno cancellato dal legno
radici e fango
il plenilunio ha inghiottito l’ago della bussola
in una taverna cerco un equipaggio nuovo di zecca
It’s about business
tra botti vuote di rum
mi faccio strada verso l’africa
alla luce dei fari genovesi
il nonno tira fuori dall’acqua
una scala
e mi indica il cielo
It’s about love
***
levita un ombrello
viola sul marciapiedi
ricorda la gonna di
un’estate fa
la pioggia picchietta
le finestre di una casa
abbandonata
vecchia più del vino
dimenticato nelle cantine
del paese natio
picchietta sul parabrezza
riscaldato dal motore acceso
nel frattempo i combustibili
fossili stanno finendo il cibo
incartato in alluminio e plastica
modifica il pensiero filosofico
rende l’attualità più urgente
di quanto lo sia
realmente non c’è fretta alcuna tra
l’autunno che conta paziente
le mie foglie morte e le tue
risate nevrasteniche
un inverno nuovo nasce
ancora nella culla
del bambino celeste
non c’è fretta
il tempo ci attanaglia
nel suo morso perpetuo
levita un ombrello viola
il buio universale infiamma
il vuoto nelle parole
***
pioggia lontano
mischiata di lacrime
mi rincorre sulle strade
con utopie in boccio
quasi rosa
i miei passi cercano
l’uscita d’emergenza
da questa città colpita dall’estate
***
guarda
il centro storico dell’universo
con stelle tramontate
e terreno accidentato
è qui che mi avventuro
alla ricerca di un po’ di letteratura
riempio spazi piegati
di paradossi sul tema del tempo continuo
tutta questa sciocchezza finirà
quando mi annoierò
***
vuota la stanza di te
di me nemmeno tracce
l’aria ha portato via
colori odori suoni
contrari che si attraggono
leggi fisiche ci siamo inventati
per paura
di guardare
il cielo
di notte vuota
l’anima leggera
guarda nel buco della serratura
e vede
l’occhio di Dio