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Il breve regno del verde
Luca Nicoletti
IL BREVE REGNO DEL VERDE
poemetto in dieci movimenti
Il breve regno del verde, poemetto in dieci movimenti del poeta riccionese Luca Nicoletti, è pubblicato in plaquette dalla casa editrice “Cosmopoli”, tradotto in romeno da Alexandru Macadan nell’ambito della collana bilingue (testo a fronte, italiano e romeno) curata da Eliza Macadan e dedicata ai poeti italiani contemporanei. La plaquette, contenente anche alcune singole poesie, è stata acquisita dalla Biblioteca Nazionale Rumena di Bucarest, Bacau e altre biblioteche romene.
Il testo rappresenta l’esito della riscrittura di un precedente poemetto, pubblicato ne L’essenza del mosaico, primo libro di poesia di Nicoletti (Pazzini, 2006). Quel testo, dedicato e ispirato all’opera fotografica della madre Rosita, aveva nel tempo dato luogo a una serie di poesie inserite nei due libri successivi (Comprensione del crepuscolo, Passigli, 2015; Il paese nascosto, Pequod, 2019), a contrassegnare la linea ininterrotta di un profondo “sentimento del luogo”. Ora, nel compimento di una trama circolare, ritorna in una composizione di parti originali e riscritture, a conferma della sua intima natura metamorfica.
Nelle parole di Giancarlo Pontiggia: “Il poemetto ha un bellissimo passo, fatto di tempo sospeso ma anche di viaggio – che è poi un viaggio dell’anima, benché così nutrito di luoghi concreti, di colline, di mare, di fenomeni atmosferici. E’ l’autore che rivisita se stesso, le sue poesie di un tempo, ma con un montaggio nuovo, e nuove soluzioni formali attuate attraverso una tessitura lenta e paziente” […]
Luca Nicoletti, Il breve regno del verde
poemetto in 10 movimenti e altre poesie.
traduzione di Alexandru Macadan
edizioni Cosmopoli, Bacău 2021
collana bilingue diretta da Eliza Macadan
https://cosmopoli.space/ro/listing/?id=15
VII.
Sul crinale che diverge, le pietre bianche
del Coriano Ridge War Cemetery
sembrano piccoli denti, lambiti dalle ombre
che cadono sul prato, e disegnano arabeschi.
Dopo il lungo grido, la ferita della terra.
L’erba tenera, dove passava la linea gotica.
Sull’altra strada, prima dell’ultimo colle,
il mare appare subitaneo
come un dubbio emerso alla coscienza.
L’enigma si presenta, si impone nel cemento
di un palazzo inconcluso, un rudere arenato
nei giorni che non vanno avanti.
Sgretolato ogni possibile appiglio al tempo
si definisce il profilo della sfinge,
prende corpo nella sospensione. In quel folle
isolamento svetta come una domanda
a cui è difficile sottrarsi. Chiede conto a chi passa
di tutte le illusioni, dice di un benessere
immaginato eterno…
*
si spegne stanco, nelle finestre senza vetri
il mugolio del tempo, sopraffatto dalla primavera
l’euforia dello sguardo, senza misura
è in questa invocazione luminosa, sorgente diffusa, inarrivabile
del qui e ora
… l’Adriatico, come un sogno ricorrente
e la Valconca divina, abissale, sterminato istante
increspato, immutabile tra le pendici
dell’onnipresente Appennino.
*
Si agitano lontano, inutilmente, le prime luci
che radunano la sera. Si prepara la vita dolce, ininterrotta
nella linea lunga della costa.
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Tagged alexandru macadan, Eliza Macadan, il breve regno del verde, luca nicoletti, plaquette, poesia
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Poesie di Emanuela Capodarco vincitrici del premio Arcipelago Itaca

(Foto Pixabay)
ll premio Arcipelago Itaca, ideato dall’editore Danilo Mandolini, è uno dei premi editoriali di poesia tra i più importanti nel panorama nazionale.
La giuria della VII edizione (2021), composta da Alessio Alessandrini, Mauro Barbetti, Manuel Cohen, Danilo Mandolini, Renata Morresi e Paolo Steffan, ha individuato sei vincitori all’interno di una rosa di finalisti, per la Sezione A (Sillogi brevi): Adele Bardazzi, Emanuela Capodarco, Alessandra Corbetta, Emanuele D’Ambrosio, Fernando Della Posta e Nadia Scappini.
Pubblichiamo alcune poesie di Emanuela Capodarco.
A Jole
Discutevamo sole
sulla poltrona gialla anni sessanta
nox est perpetua una dormienda*
splendeva la tua voce
e lungo la stradina a sole alto
raccoglievamo fichi
per strane marmellate
ma quando ritornavi a mani piene
dalla città giuliana
io ti correvo incontro col mio inverno
finché non incrociavo le falangi
con le tue dita lisce, Jole
lo vedi com’è facile incontrandosi
rinchiudere il dolore?
2 dicembre 2018/29 aprile 2019
*Nota: Carme 5, Catullo:” Il nostro destino è dormire una sola notte infinita”
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Tagged emanuela capodarco, poesia, poesie, premio arcipelago itaca, premio poesia
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I cigni neri di Enrico Fraccacreta
Pubblichiamo cinque poesie di Enrico Fraccacreta.

Cigni neri (Foto di abudrian da Pixabay )
A lezione di coltivazioni
l’ultimo arrivato sentenzia sulle file binate di semina
escludendo a primavera le balze di pianura
rivestite di girasoli
che con la luce verticale si voltano di colpo
e le grandi corolle dell’esercito scoppiano
e sembrano tanti birilli abbattuti
dalla grande pallida sfera del sole
coi semi neri sparati da tutte le parti
conficcati nelle fessure delle porte crepate
delle masserie, entrati dalle finestre sotto i portici
nei piatti delle minestre a tavola
negli occhi meravigliati del fratello più piccolo,
quando mio padre uscì dall’aia col fucile in mano.
Ecco la cosa più importante, dice
mentre accarezza l’agnello di Gabriele,
tenere a distanza i bambini dalla semina
e dalla raccolta.
Basta il resto dell’anno
a renderli felici.
************************
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Poesie di Loredana Gabrielli
Pubblichiamo due poesie di Loredana Gabrielli. Con “Via Nizzolina 14” ha vinto l’edizione 2019 del Concorso nazionale di Poesia Sibilla Aleramo nella sezione “inediti”. La seconda poesia senza titolo è presente nel libro “Flusso di correnti” (Affinità elettive).
Via Nizzolina 14
Dal quarto piano
per quella via
scendemmo in strada,
e di non esser figlia
ancora
non era il tempo.
Cieca
con la mano
fino a sera
mi portasti
mentre fuggivi
scaltra
dalla tua quiete.
Acre e chiassosa
l’Olona respirava
lungo le schiume
di quel muro
crepato e solitario.
Anche da sotto
il seno prorompeva,
e mentre asciutta
la brughiera
immaginavo,
ciottoli assolati
calciavo a stento.
Quando il segno
di quel giro
fu composto,
solo allora
decidesti di tornare.
Battono furenti
ancora,
gli occhi silenti
di quel padre.
A Loredana, poesia di Umberto Piersanti
Un omaggio del poeta Umberto Piersanti alla mia prima moglie, Loredana Bernardini e a tutta la mia famiglia.
La poesia è stata scritta nel periodo compreso tra il 1985 e il 1989.
Giorgio Londei

Loredana Bernardini
A LOREDANA
scendevano i tuoi figli per i prati
tu Loredana sedevi tra cespugli
ampi, di prunalbo, sopra la casa
dei nonni, antica, di mattone scuro
e tutti i fossi coi fagiani
l’improvviso frullìo delle ali
li porta nei lubàchi
sotto la genga
ci fu un tempo felice
di camminate lunghe sulle Cesane
Giovanna scivola sull’erba
Massimiliano chiede qual è il fiore
e tu pacata, splende
il volto bruno, le mani
che posano il formaggio sulla tovaglia
limpida, l’orizzonte che s’oscura
il ritorno alla casa
piccola, nel vicolo sopra le mura
Umberto Piersanti
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L’amore nel viaggio dei migranti
Una poesia inedita di Umberto Piersanti dedicata all’amore dei nostri tempi nel viaggio dei migranti. Pubblicata da Alessandro Puglia su Vita, ve la proponiamo qui di seguito.

Umberto Piersanti
Loro due
Varcarono le savane
e i deserti,
loro due, sempre insieme,
quasi attaccati ,
partiti dal villaggio
di paglia e canne
dove il fiume svolta
e il coccodrillo
tra le erbe acquattato
spia la preda
li hanno divisi a forza
e poi gettati in barconi diversi,
non ha il finale lieto
d ‘altri tempi
la favola crudele dei nostri anni
Umberto Piersanti
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Tagged migranti, poesia, poesia indedita, umberto piersanti
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Dopo il diluvio
Una poesia di Antonio Prenna
DOPO IL DILUVIO
Dopo il diluvio c’è chi rovista tra il fango con gli occhi lucidi
pietre preziose affiorano qui e là senza splendore
senza memoria alcuna cerco il senso di tutta questa rovina umida
il mondo bagnato e sporco le mani sporche
la coscienza anche essa incorporea e sporca
Anselm Kiefer direbbe che il presente è senza coscienza
e che l’azione dell’acqua e del fango
– lui parlerebbe di limo – completano l’opera
trovo la scatola d’oro coperta di foglie e detriti
che cercavo da quando la Grande Acqua
ha cominciato la sua strada all’indietro
assorbita dalla Serpe
che percorre le viscere della Terra
la scatola si è salvata perché la memoria
stenta a riconoscere la strada del ritorno
e si fissa agli atomi
del Gran Ventre Della Vita Percorsa Da Passaggi Inaspettati
ma senza una vera spontanea volontà
nessun teatro intorno niente maschere
solo fango terapeutico
apro la scatola con la piccola chiave d’oro
che porto sempre al collo
la chiave al collo mi ha portato sempre fortuna
infatti sono qui a raccontarlo il diluvio
la scatola è piena di banconote mezze bruciate
raccolte con il cellophane
sigari avvolti nella carta stagnola
e dei fiammiferi lunghi sparsi
libero un sigaro
lo accendo bruciando i resti di alcune banconote
mi sdraio nel fango mi godo il fumo nel tramonto sulla terra bagnata.
Poesie di Luca Raul Martini
Luca Raul Martini
Poesie tratte da “Tra due stazioni”, raccolta di prossima uscita presso Terra d’Ulivi Edizioni.
Per tutti c’è un secondo primo concerto
quello a cui tu sei mancato stasera.
È inevitabile. È accaduto che
questo fosse il tuo. Ogni cosa è andata
come doveva. Il pianista è entrato
e si è seduto come un bambino
davanti al nero totem di legno.
Chopin è volato tra colpi di tosse.
Altri vecchi hanno fatto la fila
ai pisciatoi tra un movimento
e l’altro. Sono gli stessi con cui
ti saresti incolonnato.
Tu sapevi che esiste
un Merry Go Round che
non si stoppa mai ed esige vittime
vestite a festa
solo in apparenza stupite e innocenti
Devo dirti qualche cosa che non sai?
Che la musica è un enigma?
Che avevo messo le tue vecchie scarpe?
Che il ragazzo alla fine è stato applaudito
da mani artritiche?
All’uscita sotto
i lampioni sfuocati ho guardato
se nella fila di taxi ce n’era stupidamente
uno di più