Poesie di Luca Raul Martini

Luca Raul Martini

Poesie tratte da “Tra due stazioni”, raccolta di prossima uscita presso Terra d’Ulivi Edizioni.

THE OPENING NIGHT

Per tutti c’è un secondo primo concerto
quello a cui tu sei mancato stasera.
È inevitabile. È accaduto che
questo fosse il tuo. Ogni cosa è andata

come doveva. Il pianista è entrato
e si è seduto come un bambino
davanti al nero totem di legno.
Chopin è volato tra colpi di tosse.
Altri vecchi hanno fatto la fila
ai pisciatoi tra un movimento
e l’altro. Sono gli stessi con cui
ti saresti incolonnato.

                        Tu sapevi che esiste

un Merry Go Round che
non si stoppa mai ed esige vittime
vestite a festa
solo in apparenza stupite e innocenti

Devo dirti qualche cosa che non sai?
Che la musica è un enigma?
Che avevo messo le tue vecchie scarpe?
Che il ragazzo alla fine è stato applaudito
da mani artritiche?

                        All’uscita sotto

i lampioni sfuocati ho guardato
se nella fila di taxi ce n’era stupidamente
uno di più

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Tre poesie di Giulia Martini

Autunno. Tu non mi hai più
che leggo Omero nella stanza accanto:
poche scoperte da riproporti a tavola.

E nemmeno mi hai più scritto,
da quel lontano che dicesti «A presto!».

Ti resto referente immaginaria
di quelle novità che invecchieranno
non condivise.
Mi rinventi il viso,
dandomi la faccia dell’ascolto.

*

Ti tengo se vago
e se più vago dello zucchero è il sorriso –
inciso lì, tra seme e mansuetudine
che un orlo di memoria meraviglia.

Usavi essere un ecosistema –
ça va sans dire, giocavi alle savane.
Rimango sola nell’ora solare
con poca fame di quello che mandorlo.

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Tre poesie di Raffaella Bettiol

Pubblichiamo su Pelagos Letteratura tre poesie di Raffaella Bettiol.

S’inazzurra il cielo

S’inazzurra il mattino

non c’è nube ad insidiare

la chiarìa d’un giorno

che s’accende perfetto

dopo pioggia su pioggia.

Riluce ora l’ansa del fiume

da sontuosi platani cinto

e s’affolla nella mente

un brusio d’anni

ad ubriacare ricordi,

ineludibili affiorano

trame d’una tela che appare

inesauribile sui giovani volti,

sulla loro freschezza di risa.

 

Nel sole alto passano veloci.

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Alessandra Pellizzari: poesie inedite

Tre inediti di Alessandra Pellizzari
(dal libro di prossima uscita)

Alessandra Pellizzari

le tue ceneri
alle bocche di porto
strappate alla salsedine
vengono sospinte dalle vele affamate
verso poche braccia di terra
verde incosciente

sola
la calamita della bussola
riposa nell’urna
che rammemora la città degli addii, l’ombrosa Lugano
e la diaspora che si scriveva col sangue
sulle mani.

appena qualche battito d’ali sulle bricole affogate, ascolta,
ecco le voci di bambini, vibrano
inseguendo i silenzi dell’ora

lapidi come leggii macchiati
di muschio iridato:
resine, grumoli di papaveri, stelle, candelabri
che schiumano luci giallastre.
cipressi incastonati
parlano con le pietre deposte da mani pietose

per i tracciati di ombre, vociferano
i fogliami, scorze di cortecce
luccica di sale
il marmo.

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Poesie di Eliza Macadan

Eliza Macadan

Poesie di Eliza Macadan tratte da “Passi passati“, in uscita presso Edizioni Joker.

*

il falò incendia

l’orizzonte rimasto a bocca aperta

su lungomare della salute questa ragazza sa di donna

questa madre sa di amante

un delirio antico scompone movimenti

passi passati

questa danza sa di africa

le onde si fanno ponti

verso le origini i sessi sentono tamburi di guerra

la fame passa al pensiero dell’altra riva

 

gli  zingari non mi hanno mai portata via

con loro

eccomi qui brucio in un frame del falò

la notte balla ad occhi chiusi

come il presente

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Poesie inedite di Gemma Bracco

Pubblichiamo qui di seguito alcune poesie inedite di Gemma Bracco.

mattina banale nelle strade lucide di pioggia
e la scaletta sempre eguale
della vita
una nuova tonalità per la musica
una nuova piastrella nella mazzetta dei colori
un nuovo bulbo a richiamare la rinascita
poche cose sono rimaste a fondamenta
di un edificio ingigantito e pericolante
che perde pezzi sotto la spinta
dei picconi e delle intemperie
pochi pilastri a sorreggere un termitaio
che aggredisce le radici e sfarina la terra
già primavera batte in ritirata
e lascia la guerra già si è piegata
al compromesso e allo sconforto
già china il capo incoronato di corolle
alla protervia del presente
Ormai ogni tronco morto
non sa se sporgere verdi ciglia
a scrutare il nuovo e dichiararsi assente
per un anno forse più
restare in quarantena sospendersi
vivere all’interno sviluppare il tallo
e come nascosto in un rifugio antiaereo
attendere muto di tornare albero

 

una luce minima si può cogliere qui
da quando le parole sono tornate a trovarmi
da accumuli nebulosi tutti i giorni
piovono scarse gocce a dissetarmi
non è il Santo Graal ma il nutrimento minimo
che si concede ad ogni essere vivente
l’anestesia locale che toglie un gradiente
di dolore al sofferente
le parole entrano come un pettine
a ravviare pensieri aggrovigliati
e per quell’attimo che le boscaglie si diradano
può tornare l’armonia delle sfere
il sereno è riconquistato
si calma l’onda lunga dei giorni imbronciati
il sereno regna e resterà a suo piacere

 

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Poesie di Antonio Malagrida

Maggio, ti guardavo quando al tramonto
camminavi sul viale; ti facevi conseguenza.
Entravi uscivi da un foulard, né lontana né vicina.
Concedevi il volto lentamente, intorno separavi sfumature.

L’amore non si cerca l’amore non si chiede l’amore non si fa.
L’amore cade addosso. E sta.

*

Mi rimani sulla pelle come il tempo.
Mentre ti abbatti sulla scena come un falco
mi viene da sfilare ogni quinta dietro al palco:
farne seta, laccio di colore, firmamento.

Sono felice quando scavalchi il mondo.

*

Tra la copiosa neve che aspetti
sarò clandestino nella tua canzone.

La stessa che sillabavi piano quando, muovendo
dal mare calmo d’Agosto, cantavi sbuffando la sabbia
col piede, gradualmente stonata.
Sollevata dal tempo come piuma. Come volto fuori stagione.

*

Quel giorno che finiva l’inverno
Tra l’erba nuova e diffidente su in collina
lanciavo con forza dei sassi più in là. Ridevo.

Tu giravi lo sguardo fuori, indicavi il mare
e tornando indietro dicevi piano una parola, due, tre.
Chiedevamo nient’altro che il vento.

*

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Poesie di Davide Mascioli

Davide Mascioli è un giovane poeta urbinate, di cui abbiamo già scritto, con una recensione a cura di Chiara Maranzana, sulla sua prima raccolta di poesie Lubàgo (Raffaelli Editore, Rimini 2013). Lo scorso settembre, Mascioli ha vinto il Premio Torre dell’Orologio a Porto Sant’Elpidio (Presidente Francesco Scarabicchi; componenti della giuria: Manuel Cohen, Massimo Gezzi , Renata Morresi, Massimo Raffaeli, Antonio Tricomi) con la poesia Senza tornare indietro, che pubblichiamo qui di seguito insieme ad altre poesie inedite dell’autore.

Senza tornare indietro

Senza tornare indietro
rimangono deserte le panche. Chiedo
se qui vicino, fra le mura
dove senza fatica cedo alla miseria,
altri mi vedono simile all’altalena,
a un papavero che l’abitudine
ha lasciato crescere sui coppi.

Novembre

Questo è novembre, umido di segni
disciolti più in su, salendo
lungo i colli.

Ma qui, dentro i portoni
fra il buio dei muri
allentati da muffe e dal verde odore
del muschio spillato

dallo scuro,
spento l’occhio debole e tagliato
giusto per il luogo dove s’apre
un angolo nel fondo

di mio padre, la luce
simile al ricordo
che sfuma e che ristagna.

Cammino a lungo

Cammino a lungo
per cercar di vedere il tuo viso
dove sfili
sperando arrivi
fino alle radici, ai nidi,
ai grovigli di nervi – ricordi –
che spezzano l’eterno. Mai, non era
né mai è la pace
la tregua tra erbe e piogge
ma il chiodo più alto nella croce di cristo

quando tutto s’è fatto zitto
sul lago aperto nel petto
davanti ai miei occhi.

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