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Poesie inedite di Eliza Macadan
Pubblichiamo alcune poesie inedite di Eliza Macadan.

Eliza Macadan
stai sulle mie mani e
nessun altra passione mi brucia
sei una nuvola
ed io orecchio alle profezie
impossibili da dire scrivere
o ricordare
***
scende di nuovo
un buio presto
e si mangia adagio
l’ultimo bocconcino
del giorno
sento nel dito il dolore
una puntura di ferri
di un inverno smarrito
nel fondo degli anni
il villaggio appena un ricordo
di nonna o vecchia
senza occhiali
lavora in fretta come
se fosse una gara
arrivare all’ultima maglia
del calzino di lana
ieri ne ho comprato
un paio da una contadina
nel cortile della cattedrale
e vedevo il suo caseggiato
bruciato dalle sigarette
che fumo ogni giorno
sono scesa di corsa
sulle scale sorte dalla terra mischiata
tra i preti che andavano alla mensa
Poesie di Donatella Bisutti
Pubblichiamo tre poesie di Donatella Bisutti.
Mendicante
Lui – un mendicante qualsiasi
un ingombro che avanza con la sua sporcizia
otturando lo spazio libero sul marciapiede
un ingombro sulla via
uno in più – dei tanti
non bastano? già?
Le zecche il contagio
il lezzo il corpo invaso
dal sentore dell’indicibile indigenza
Come potrò evitarlo mentre mi viene
incontro, lì, sullo stesso marciapiede
e già mi fronteggia nella sua infinita miseria
cui sono del tutto inadeguata?
Lui, eccolo, l’attimo della rivelazione ultima,
l’apparizione che toglie il fiato e fa tremare le gambe,
ti fa scricchiolare le ossa
Resti stupefatta e trattieni
nella tua mano uncinata
la moneta
L’unica moneta che ancora possedevi
Tutto si è illuminato d’un tratto
sulla strada di Gerusalemme
le cui porte – ora lo sai – ti saranno
per sempre precluse.
Poesie di Eliza Macadan da ‘Pioggia lontano’
Pubblichiamo alcune poesie di Eliza Macadan, tratte da “Pioggia lontano”, Archinto, 2017. In uscita a settembre.
i nomi di navi
sulle quali ho galleggiato
le acque hanno cancellato dal legno
radici e fango
il plenilunio ha inghiottito l’ago della bussola
in una taverna cerco un equipaggio nuovo di zecca
It’s about business
tra botti vuote di rum
mi faccio strada verso l’africa
alla luce dei fari genovesi
il nonno tira fuori dall’acqua
una scala
e mi indica il cielo
It’s about love
Tre poesie inedite di Eliza Macadan
Pubblichiamo tre nuove poesie inedite di Eliza Macadan.
gocce di vino
e pioggia
cadono dall’orologio
che non vuole esplodere
sotto i portici di questa
città che sanguina
ancora in alcune vie
vicino alla stazione
scoppiano pianti
e spaventano i cuori
dal troppo sentire
Joyce sarebbe geloso
di te o di me
per le ventiquattro ore
strappate al tempo
che ci inchioda
Keats guarda un’altra volta
dalla sua finestra romana
poi si sdraia sul letto
con te e ti bisbiglia all’orecchio
Eminescu mentre ti dice
dopo ogni singola strofe
che è più bravo di lui
ma è nato nella parte sbagliata
del mondo
poi butti giù una sequenza
del film nel film dentro al film
di questi attimi numerati
Poesie di Anna Maria Carpi
Pubblichiamo tre poesie di Anna Maria Carpi.
IL MARE
qui sotto la casa: ascolta,
ha come mani e dita,
sembra scartino e incartino – che cosa?
un messaggio, un regalo?
Di tanto in tanto un tonfo ed un singulto
e sullo scoglio l’onda
schiuma e si spande, poi ritorna indietro.
Che ci voleva dire?
Che è per lei la sponda?
Il senso è al largo, e intanto cala il buio,
e verso terra in fretta con un ultimo
volo prima di notte
anche i gabbiani cercano un rifugio.
Poesie di Anna Buoninsegni
(quel brivido oltre la porta)
quel brivido oltre la porta
in fondo a Rue Mohammed V
nel cimitero musulmano di Rabat
aspetta
l’odoroso fragore dell’oceano
la bianca discesa di tombe nude
senza fiori
tra la Medina e il blu cielo d’acqua
e lontana Salè
i morti altrove
volgono la faccia alla Mecca
segnale d’addio alla terra
presagi
in appello chiamati
prima dell’inizio del tutto
nella trappola già seminata
battono i becchi
le cicogne di Chellah
lente nel volo del lugubre richiamo
fino al tetto indisturbato della kubba
a segnare i giorni del dolore in agguato
già presenti già così miei
(l’estate è in lutto)
l’estate è in lutto
il sole è un muro bianco
sui tetti spenti
il cielo si disfa piano
l’estate asseconda intontita il vento
segue i passi sottili del rimpianto
dice che lui è un’apparizione
non è più qui ma ovunque
l’estate non scende
il passo è senza folla
si fa lento il silenzio
aspetto la pioggia
aspetto la perpetua notizia
Tiziano Broggiato, Preparazione alla pioggia
Tiziano Broggiato, Preparazione alla pioggia
Torna alla nona edizione del Premio “Città di Fabriano” Tiziano Broggiato, Vicenza, classe 1953, già segnalato dalla giuria tecnica del premio l’anno della sua stessa inaugurazione, quando presentò Anticipo della notte (Marietti, 2006). Con Preparazione alla pioggia (Italic Pequod, 2015) ci proietta in quello che è stato definito l’archetipo del viaggio, ma che potremmo meglio spiegare evitando tutto ciò che di turistico o avventuroso suggerisce anche involontariamente questa parola, piuttosto come percorso, o personale ricerca, quella quete per eccellenza, che è l’«ossessiva ricerca dell’enigma dell’esistenza» per usare le parole di Francesco Napoli, autore della scheda critica che conclude il libro. Ora, questa ricerca non è condotta per luoghi d’eccellenza, siti spirituali o bei paesaggi, ma nei tipici spazi del contemporaneo, dove non si viaggia ma piuttosto si transita, squallidi o anonimi locali che sono in sostanza privi delle qualità del luogo, o per lo meno dotati di un genius loci minore, perché sono situazioni di passaggio, dove le presenze umane scorrono senza calore, come i luoghi aridi di alcune poesie di Mario Luzi, stanze d’albergo o d’ospedale, treni o moli, automobili, aeroporti e altri angoli cittadini. In questo paesaggio che potremmo definire nordico, non solo per geografia ma anche per una certa temperatura dei sentimenti, estrema nel senso di collocabile ai limiti della rarefazione, con la chiarezza stilistica senza stilemi avanguardistici che felicemente lo contraddistingue, Broggiato racconta quella particolare affezione dell’intelletto per la quale, proprio in simili situazioni apparentemente vuote di senso, viene folgorato da improvvise intuizioni circa il vivere, il suo significato o la sua insensatezza. Il tono che ci rende conto di queste intuizioni è lievemente distaccato, è un tono maturo e nemmeno troppo amareggiato d’essere quasi disciolto dai legami col mondo che la sua coscienza continua tuttavia a rappresentargli. Non è tuttavia un disinteresse cinico che lo orienta, ma la tranquilla consapevolezza che prima o poi, pur nel buio più cupo, dovrà appunto manifestarsi una «luce improvvisa/ di cui non è individuabile la sorgente», cui il poeta non potrà fare altro che abbandonarsi, con la mite certezza dell’inevitabile.
Les lieux perdus: la poesia di Umberto Piersanti in francese
La silloge di Umberto Piersanti i “I luoghi persi” è stata tradotta in francese da Monique Baccelli per l’editore L’Harmattan e pubblicata con il titolo “Les lieux perdus” (2014).
Vi proponiamo di seguito alcune delle poesie in francese, accompagnate dalla versione originale in italiano.
Par temps et lieux
(Per tempi e luoghi)
L’île
Te rappelles-tu le myrte, dru dans les fourrés,
très blanc, odorant, descendant par les pentes
jusqu’à cette mer? et les chèvres
têtues broutant le thym, l’énigme
du regard qui se pose
partout, toujours absent?
je ne connais plus le lieu de l’embarquement
comment nous montâmes dans le bateau
quelles étaient les papiers pour le voyage.
Tu descendais altière par le sentier poudreux
antique comme les jeunes filles
qui portèrent le ligne aux fontaines
ta chair était brune comme la leur.
Arrêtés dans la clairière où le vent
a desséché et dispersé les romarins
nous pourrions les voir si nous attendions
sans bouger près des euphorbes,
quand tombe la nuit
elles vont è la belle fontaine des aneths
là elles jouent dans l’eau parmi les herbes
jamais on n’entendit un pleur
elles sont heureuses.
Toi tu étais comme elles, une fois seulement
quand tu sortis de la mer, tu l’es assise
sur les marches du temple, una ombre è peine
de douleur traversa ton visage
Je sus ainsi qu’était fini le temps,
et que parmi les diuex on ne vit
qu’un seul jour.
Et nous reprîmes la mer,
routes normales.
Quelqu’un d’autre s’embarque, attend son tour
et l’île ne s’enforce pas
comme je voudrais.
(Janvier 1990)
L’isola
Ricordi il mirto, fitto tra le boscaglie
bianchissimo e odoroso, scendere per i dirupi
sopra quel mare? e le capre
tenaci brucare il timo, l’enigma
dello sguardo che si posa
dovunque e sempre assente?
più non so il luogo dell’imbarco
come salimmo nel battello
quali erano le carte per il viaggio.
Scendevi alta per lo stradino polveroso
antica come le ragazze
che portarono i panni alle fontane
la tua carne era buona come la loro.
Férmati nella radura dove il vento
ha disseccato e sparso i rosmarini
qui potremmo vederle se aspettiamo
immobili alle euforbie quando imbruna
vanno alla bella fonte degli aneti
giocano lì nell’acqua e tra le erbe
e mai s’è udito un pianto
sono felici.
Tu eri come loro, solo una volta
quando uscivi dal mare, ti sei seduta
nei giardini del tempio, un’ombra appena
trascorse di dolore nella faccia.
Seppi così che il tempo era finito
che tra gli dei si vive
un giorno solo.
E riprendemmo il mare
normali rotte.
Qualcun altro s’imbarca, attende il turno
né l’isola sprofonda
come vorrei
(Gennaio 1990)