Pietrangelo Buttafuoco: un esemplare di scrittore mediatico

Umberto Piersanti

Qual è la prima caratteristica di uno scrittore mediatico, di uno scrittore cioè amato dai media e da loro continuamente invitato? Dire le cose più assurde, fare gli accostamenti più improbabili, raccontare una serie di scemenze. Per Pietrangelo Buttafuoco Berlusconi e Monti sono simili: e sono simili, notate, in quanto sarebbero apparentemente i più diversi. Entrambi, in modi differenti, uno con il suo loden che esce dalla messa l’altro con i suoi sproloqui e le continue apparizioni televisive, non rappresentano altro che due maschere, due facce di una medesima medaglia: l’italiano furbo alla ricerca di consenso.

Comunque qui siamo ancora nel campo delle impressioni, dunque anche le più bislacche non possono essere tout court demolite. Diversa è la situazione quando si entra nel campo delle affermazioni storiche: Buttafuoco ha scritto nel Giornale che la guerra contro i briganti attorno agli anni cruciali dell’Unità italiana è costata al Mezzogiorno un milione di morti: la Prima Guerra Mondiale, la più sanguinosa e la più dura che il nostro Paese abbia mai attraversato, è costata all’Italia seicentomila morti. L’affermazione di Buttafuoco è incredibile, ridicola e totalmente priva di fondamento. I morti pesano sempre e comunque, ma il numero che si è avuto nella Prima Guerra Mondiale è infinitamente superiore a quelli procurati dalla repressione del brigantaggio. E’ vero che ad Urbino ho sentito Teresa De Sio dire la stessa sciocchezza che credo sia abbastanza diffusa tra gli artisti, gli intellettuali e i gli pseudo-intellettuali meridionali.

Tra l’altro il siciliano Buttafuoco non sa che la guerra del brigantaggio come fenomeno politico-sociale non investì affatto la Sicilia. In questa regione i sentimenti filoborbonici erano scarsissimi e il brigantaggio rimase, come dovunque, un consistente anche se limitato fenomeno di criminalità.

Diceva il poeta Marino che “del poeta il fin è la meraviglia”, ma in quel caso si parlava solo di accorgimenti letterari più o meno riusciti.
Le sparate pirotecniche dei nostri personaggi mediatici che hanno in Sgarbi il loro capofila e il loro archetipo, somigliano agli effetti speciali dei moderni cartoni animati. Non si può vedere “Un Mostro a Parigi”, che forse non è neppure il peggiore, senza essere storditi da una serie di corse, di voli, di cadute senza capo e né coda. Scomparsa la poesia che in “Bambi” ci mostrava Tippete il coniglietto ballare sul ghiaccio, la puzzola muoversi tra i fiori e il dolce cerbiatto scoprire il mondo. Tutto è affidato a una serie rutilante di immagini e suoni. Così ai ragionamenti, ai discorsi degli intellettuali e dei poeti d’antan si è sostituito il clamore, la menzogna e la banalità dei personaggi mediatici. La colpa non è solo loro ma di chi ha il potere di invitarli e promuoverli. La televisione denunciata e odiata da Pasolini era rispetto all’attuale un modello di sobrietà.

Umberto Piersanti

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2 commenti a “Pietrangelo Buttafuoco: un esemplare di scrittore mediatico

  1. Signor Umberto Piersanti, devo ricordarle il massacro di Bronte, in Sicilia, perpetrato da parte dellìesercito savoiardo durante l’Unità?
    Chi conosce la storia può farle qualche obbiezione.

  2. A Bronte non c’era lesercito savoiardo ma i garibaldini di Bixio:fu un fatto doloroso che non ha niente a che vedere col brigantaggio:legga la novella di Verga Libertà e potrà conoscere meglio l’avvenimento.<<<<<<la storia non s'inventa e prima di parlare bisogna conoscerla

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