Cupo tempo gentile: tra assemblee e natura

Pubblichiamo un saggio di Giulia Orlandi sul romanzo di Umberto Piersanti “Cupo tempo gentile ” (Marcos y Marcos, 2012)

CUPO TEMPO GENTILE: TRA ASSEMBLEE E NATURA

Siamo nel periodo che va dal 1967 al 69: dovunque assistiamo ad una volontà di mutamento. L’occupazione delle aule universitarie da parte degli studenti fa da apripista a questa auspicata rivoluzione ed è il frutto di una nuova corrente di pensiero. In ogni parte del mondo gli studenti si organizzano in movimenti politici intesi a trasformare radicalmente la società: i loro modelli sono i leader antichi e presenti dei paesi socialisti come Lenin, Stalin, Mao, Ho-Chi-Minh, Fidel Castro e il Che. Il personaggio principale che si muove dentro questa cornice di eventi è Andrea, baricentro di tutta l’opera. Il carattere di Andrea è un unicum di emozioni che fin dalle prime pagine si distingue per l’intensità umana che mette nel vivere le sue vicende personali. C’è un uso attento e preciso delle parole quando Andrea – Piersanti ci descrive le cose che ama: i fiori, le piante ma anche gli animali; Andrea-Piersanti ci trasmette così un paesaggio, quello urbinate, dove Madre natura è la protagonista e trasforma con i pennelli delle stagioni l’ambiente circostante in un’opera d’arte da contemplare e ammirare. Andrea è in macchina con Luisa, (la bella ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi da andalusa): le parla della natura che è lì, presente da sempre, prima e dopo di loro e sarà ancora là anche quando loro non ci saranno.

“Ci sono i campi di erba spagna, blu e verdi, appena increspati da un vento leggero, il sole sta scendendo verso il Carpegna e da sottoterra s’alza costante e sterminato il canto dei grilli, grillotalpe, degli infiniti insetti della notte”. N1

E’ un paesaggio descritto non solo in campi lunghi, ma osservato in ogni particolare:

“Le rose canine, pallide e fragili, bianche e rosa, d’un rosso leggero e sfumato, adesso quasi si perdono sotto quel gran rosso e viola che dai monti attorno, dal Carpegna, dal Nerone e dal Petrano scende già tra campi e greppi, fa l’aria limpida, felice e colorata”. N2

Mi chiedo, dopo la lettura di questi brevi passi all’inizio del libro, come è possibile non farsi coinvolgere dall’uso degli aggettivi che l’autore accosta gli uni agli altri creando così un connubio poetico perfetto, capace di trasmettere una melodia quasi musicale, tipica della grande tradizione lirica. La voce della natura qui si esprime con il linguaggio dell’uomo. L’intreccio di colori nasce dal fitto e incessante rapporto tra il sole e la natura che circonda questi luoghi. In queste pagine la commistione di rosa, rosso e viola rimanda alla tavolozza dell’artista dove i colori sono pronti ad essere trasformati in arte. Nei ricordi di Andrea c’è la casa della sua infanzia quando solo le stelle, grandi come non mai,costituivano l’unica fonte di luce. Scrutando il cielo, come fa Andrea soprattutto nelle limpide notti dell’estate urbinate, in compagnia magari delle lucciole e del loro delicato brillio, si comprende come siano diverse le prospettive tra gli infiniti tempi dell’universo e la brevità della storia umana. Non è una fuga dalla realtà, ma l’intensità lirica di chi guarda oltre la banalità del quotidiano, è una caratteristica delle menti più sensibili, di quelli insomma come Andrea. I compagni nel frattempo cercavano di organizzarsi in movimenti rivoluzionari. Lui invece ha la mente altrove, alla tesi su Montale e tra Andrea e la rivoluzione il divario è profondo. Il nostro protagonista ha una visione più libera rispetto ai furori ideologici di quelli del Movimento; viene per questo definito revisionista: termine che allora si accompagnava a un profondo disprezzo. Se Andrea non crede nella rivoluzione, ma nello stesso tempo resta nel Movimento, qual è il suo pensiero?:

“Ma allora lui in cosa crede? Sì, in una società migliore, no, non perfetta ma più attenta alle necessità di ognuno, crede in un tempo più gentile”. N3

Questo è uno dei punti fondamentali dell’opera. Il binomio dicotomico “cupo – gentile” sarà il leitmotiv di tutto il testo. Andrea manifesta spesso il suo disappunto nei confronti delle metodologie adottate per affrontare la rivoluzione. Gli esami di gruppo all’Università e il voto politico sono solo una piccola parte di tutto un insieme di strategie del Movimento studentesco. Il nostro protagonista non può obbedire ad un’ideologia massificata. Troppo grande il rispetto di Andrea per quella libertà individuale così poco considerata dai suoi compagni.

La contestazione di ispirazione marxista degli anni 67 – 69 sembra improvvisamente aver spazzato via con il vento della rivoluzione tutte le colpe di Stalin e degli altri despoti comunisti. Andrea viene sovente definito scomodo per le sue idee, anche perché al contrario di chi non sa o finge di non sapere, conosce bene la storia e individua da osservatore il più possibile oggettivo le colpe e i crimini sia del capitalismo che del comunismo. Andrea ama anche l’arte; in effetti oltre alla tesi su Montale, prepara anche una tesina in storia dell’arte sulla scuola urbinate prima di Raffaello e questa sarà un’altra delle ragioni che lo porterà sempre a camminare sopra un filo sottile di separazione con quelli del Movimento. Ecco le sue parole:

“l’arte è al di sopra della lotta di classe: il giudizio estetico ha una sua sostanziale autonomia”. N4

Per questa e altre affermazioni ricorrenti gli verranno attribuiti diversi epiteti tra i quali anche quello di revisionista. Ecco un altro brano significativo della visione del mondo di Andrea:

“fra qualche miliardo, ultramiliardo, di anni non ci sarà più il palazzo Ducale e l’Albornoz, Urbino e l’Italia e il pianeta Terra”. N5

Con questa affermazione Andrea mi porta a riflettere sull’idea di infinito e di quanto siano in prospettiva molto piccole le nostre lotte sociali rispetto alla grandezza del cosmo con tutte le sue leggi. E’ tutto un fluire di eventi nella vita, un ripetersi di essere e non essere e quindi le nostre convinzioni non devono inficiare la nostra stessa natura di essere umani. Nel settimo capitolo c’è l’incontro di Andrea con Enrico, si parla di omosessualità. Enrico intende portare dentro la lotta sociale la questione delle minoranze incluse quelle sessuali. Enrico ritiene che un fondo omosessuale sia presente in ognuno. Andrea, che non condivide questa tesi, gli risponde in modo piccato:

“Beh, sarà anche vero, però io non ho mai provato desiderio verso nessun uomo”. N6

Enrico continua a portare avanti le sue convinzioni e Andrea gli risponde con durezza:

“Sai, può essere che nel profondo io voglio andare anche con gli animali e con gli armadi, strangolare i bambini e altro, ma è tanto nel profondo che non me ne accorgerò mai. E questo vale anche per l’omosessualità. Chi ce l’ha se la viva, ma non rompa pretendendo che ce l’abbiano tutti”.N7

Andrea sente il nuovo, ma si porta anche dentro una cultura più antica e tradizionale. Andrea è un uomo riflessivo; quando partecipa agli incontri o alle assemblee all’Università, assorto nel suo silenzio, da buon osservatore può constatare che le donne attive nel movimento parlano molto di più di sentimenti e lealtà rispetto alle prospettive dei loro compagni maschi che sono più inclini a sfociare, in alcuni casi, nella lotta armata. Guardando le ragazze immerse nella contestazione in modo così attivo, si chiede se nella vita di tutti i giorni le loro idee libertarie non si riflettano negativamente nei rapporti con l’altro sesso. I ragazzi di Urbino, e in genere della provincia italiana, difficilmente si sarebbero sposati con una ragazza non vergine, figuriamoci poi gli studenti provenienti da Calabria e Sicilia. Mentre i ragazzi di quel periodo viaggiano a vele spiegate sull’onda delle chimere ideologiche, Andrea è invece attratto dalla vita in tutte le sue articolazioni. E’ in contrasto con tutto questo vociferare politico, perché lui da persona profonda qual è non si ferma a dire sì come un soldatino obbediente di fronte alla prime teorie esposte, ma ascolta e si sofferma a riflettere sui tanti falsi teoremi dei compagni. Nel suo girovagare tra le aule universitarie, la sua attenzione ricade ogni tanto sulle figure femminili che partecipano agli incontri e ai dibattiti. Prendiamo ad esempio il capitolo ottavo dove c’è un brano che vorrei approfondire con più attenzione. Si parla dell’incontro tra Andrea e Giulia, la studentessa trentenne sposata e iscritta a Pedagogia. Tra loro c’è fin da principio un’empatia particolare tipica di due anime profonde e sensibili. Andrea resta colpito dalla sua bellezza tipica di una donna vera, ricca di fascino e priva di quel fare scontato e ripetitivo delle contestatrici di allora. Sono soprattutto liberi nel pensiero, senza schemi mentali imposti dalla società e sanno comunque nel contempo assumersi in ogni contesto le responsabilità delle loro scelte. Giulia è sposata e poco tempo dopo dovrà porre fine alla sua tenera relazione. Lei sa che il suo posto non è lì, ma deve rientrare nella realtà: il che significa tornare a Ferrara dove l’aspetta il ruolo di moglie e madre.

La sua iscrizione all’Università rientra in un bisogno di far perdurare la giovinezza e i suoi desideri. Andrea le fa notare peraltro ma senza giudicarla, che ha un’età e una fisicità imponente da donna matura rispetto alle ragazze-matricole di quei tempi: e tutto questo rende più complicata la sua presenza all’Università. E lei in modo educato e fiero gli risponde:

“No, per questo no, nella vita non bisogna mai accontentarsi, mai chiudersi nel tinello di casa”. N8

L’incontro fra Andrea e Giulia non s’addipana solo nell’ambito delle aule universitarie, avrà un prosieguo anche fuori. Lui per un breve periodo le farà assaporare i frutti succulenti della passione poetica e della natura forte dei territori circostanti. Fanno un breve viaggio assieme, nutrendosi di arte, letteratura e amore al di fuori della quotidianità in un mondo che sembra fatto apposta solo per loro. Un viaggio fisico e poetico nei luoghi marchigiani tanto cari ad Andrea e poi attraverso l’Umbria e la Toscana. Lui sarà la sua guida e le farà notare e apprezzare ancora più da vicino, grazie anche al suo consistente bagaglio culturale, le bellezze architettoniche e storiche dei diversi territori. La sua dialettica sarà uno dei collanti che renderanno questa loro breve ma intensa liaison, un idillio pressoché unico nel suo genere. La loro relazione ha ramificazioni che si intrecciano nelle più variegate sfaccettature dei rapporti umani. E’ fatta di dialoghi frequenti tra i ricordi, anche di un passato, quello di Giulia, un po‘ oscuro. Quando il dialogo tende ad assumere delle velature di grigio, lui come un pittore rischiara con il pennello delle parole un cielo plumbeo facendolo divenire di un azzurro intenso quasi pierfrancescano, un cielo urbinate. Andrea nei momenti che trascorre con Giulia cerca in ogni modo di mantenere quella situazione romantica che si è creata fra di loro. Non è egoismo il suo ma necessità di mantenere il mito e la bellezza del loro rapporto. Lui sa che il tempo è fatto di attimi che fuggono veloci e non ritornano più.

“E poi c’è stato quella notte a Spello: e Giulia stava nuda e possente alla finestra e lui, lui ci si era stretto da dietro, piccolo e meschino a quel corpo stupendo che l’aveva accettato e accolto con un fremito intenso e pacato: tra i capelli della donna Andrea scorgeva lì, quasi attaccata, una luna enorme sopra le tenere e struggenti colline umbre. Ah, che gran viaggio era quello: lontano dal mondo più che se fosse finito in un’isola del Pacifico o nella giungla indiana: lui e Giulia, nei luoghi riparati, senza esami e assemblee, senza lo strepito fitto d’ogni giorno”. N9

Questo è un brano di intensa liricità dove si intravede il tumulto dei pensieri e degli affetti che scuotono il nostro protagonista: Andrea manifesta ancora una volta la sua fisicità con un ultimo e tenero bacio fra i capelli.

Sono numerose le donne che si alterneranno nella vita del protagonista: Luisa, la donna della comune, Claudia della compagnia teatrale, ma anche le studentesse come Marta. E’ lo sguardo poetico di Andrea che unisce i vari episodi e funge da collante tra la polis e la phisis , tra le assemblee, gli amori e i paesaggi appenninici. Per il nostro protagonista ogni donna è unica. C‘è un rispetto profondo che denota una educazione positiva nei confronti del femminile. Lui prova per ogni donna che incontra nella sua vita un sentimento di affetto o di amore. Un uomo dotato di una sensibilità rara da trovarsi ai giorni nostri. Nel contempo i ragazzi più fanatici della contestazione continuano ad allargare le maglie della rivoluzione attraverso costanti provocazioni e se la prendono un po‘ con chiunque soprattutto, come dicono loro, con i servi in divisa del sistema. La polizia era vista come il cane da guardia dei ceti borghesi e Andrea in tutto questo non si ritrova, ma, al contrario, difende coloro che il più delle volte sono vittime e fanno solo il lavoro per cui vengono pagati.

Il nostro protagonista ama frequentare, di tanto in tanto, anche la famiglia. Lui è molto legato ai suoi genitori e alla sorella. I ricordi adolescenziali del focolare domestico permeano da sempre la vita di Andrea. I genitori cercano di capire in tutto questo mare magnum di novità culturali quale posizione rivesta il figlio. Andrea di una cosa è certo, una trasformazione è in atto ed è inesorabile e non si possono accelerare gli eventi attraverso l’uso della forza.

C’è poi la vita reale: Andrea va ad insegnare alle Magistrali. Instaura rapporti sinceri con le alunne senza barriere cattedratiche. E‘ un insegnante sopra le righe se paragonato ai professori del passato. Un altro episodio importante è il tenero amore-amicizia tra Andrea (insegnante) e Marta (la studentessa). Sono due giovani anche se con due ruoli differenti: lei è attratta dalla personalità e dal carisma di Andrea. Il principio del rispetto che è insito nel nostro protagonista non lo porterà mai a inficiare quel rapporto autentico che li lega. La figura femminile, un essere sublime di bellezza e sentimento che per Andrea si unisce con la natura, rigenera e dà vita. Un pathos che si rifà sia alla tradizione classica che a quella moderna. Prendiamo il capitolo quarantatrè: l’evento dello sbarco sulla luna dove Andrea e Marta approfittano della situazione per vivere una giornata fuori del quotidiano:

“E la notte era chiara e luminosa: distinguevi perfino i pampani nelle viti. Una donnola strisciò loro vicino ed entrò nel folto dove magari era la sua cova. E tutto in quella notte era quieto e normale: e i grilli a cantare come sempre, le cicale più insonni a stridere sui rami e qualche volo e tonfo dentro le macchie: sì, le bestie, hanno il tempo degli alberi e delle pietre, no, non del tutto quello delle stelle, ma le storie degli uomini sono più corte”. N10

Andrea spesso rivela un po‘ in tutto il libro un intenso amore per l’ambiente circostante, per una natura percepita in tutti i suoi aspetti, anche i meno appariscenti.

Prendiamo l’esempio del granchio che cerca di risalire la riva di traverso mentre la marea lo riporta verso il mare: siamo di fronte a una natura matrigna leopardiana incurante delle sue creature. Andrea non trascura nulla, neanche i più piccoli dettagli e questa è un’altra caratteristica fondamentale che distingue il nostro protagonista. Dettagli che in tale caso riguardano la vita di un piccolo essere animale e il ruolo che ricopre nel cosmo. L’uomo, le sue regole e la sua storia sono un particolare dell’universo, un semplice attimo negli evi che si succedono. Quando Andrea si rende conto che la rivoluzione non è più mera ideologia, ma sarebbe divenuta violenza concreta, decide che è arrivato per lui il momento di allontanarsene definitivamente.

C’è poi un evento in cui viene meno la ragione e soccombe sotto la follia. Si arriva quasi a bruciare vivi degli studenti fascisti, picchiatori sì, ma sempre esseri umani, all’interno di un’aula universitaria. Andrea si rende conto, anche in seguito a questi ultimi avvenimenti, che Urbino non è poi in definitiva diversa dalle altre realtà universitarie dove da tempo la forza fisica ha preso il posto del dialogo civile.

Sono giorni, i successivi, di solitudine che portano il nostro protagonista a riflettere sulla fragilità di certe intime convinzioni. Un conto è dissertare delle scelte politiche di un noto personaggio storico e un altro invece è mettere fine ad una vita umana per la difesa estrema delle proprie ideologie. Nei suoi ritrovi solitari Andrea, mentre è immerso nella sua natura tanto amata, si sofferma sovente a pensare quanto sia più rigenerante una vita in simbiosi con queste magnifiche colline che circondano il paesaggio urbinate.

Un sacerdozio poetico quello di Andrea con la realtà circostante e che lascia dietro di sé le brutture delle vicende umane. Passeggia in simbiosi con la natura che da sempre lo compenetra, al di fuori dagli schemi sociali imposti, tra i piacevoli ricordi del suo cupo tempo gentile.

Giulia Orlandi

 

NOTE
1) Umberto Piersanti, Cupo Tempo Gentile, Marcos Y Marcos, Milano. Pag 15
2) Ibidem, Pag 15
3) Ibidem, Pag 19
4) Ibidem, Pag 25
5) Ibidem, Pag 28
6) Ibidem, Pag 30
7) Ibidem, Pag 31
8) Ibidem, Pag 36
9) Ibidem, Pag 45
10) Ibidem, Pag 176

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2 commenti a “Cupo tempo gentile: tra assemblee e natura

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