Opere d’arte come pre-testi

s'agli occhi credi

“Opere d’arte come pre-testi”
di Mina Fiore

 

s'agli occhi crediTanto nette le premesse da cui muove questo volume – presentare capolavori d’arte delle Marche attraverso le voci di poeti legati a queste terre per origine o elezione – quanto imprevedibili e aperte le “trascrizioni” che ne nascono.

La nuova edizione del libro, arricchita dalla prefazione di Massimo Raffaeli, oltre che da una nota storico-artistica di Daniela Simoni, è dedicata alla memoria del poeta Francesco Scarabicchi – presente con un suo scritto all’interno della raccolta – e ampliata con cinque nuovi sguardi di autori su altrettante opere d’arte.

Molte vite e molte storie possono addensarsi attorno a quadri e sculture; lunghe catene di vicende e di pensieri di cui, di volta in volta, si può illuminare un frammento e, da quello, partire per ricostruire o creare una narrazione. Si può posare l’attenzione sul soggetto raffigurato, o parlare del suo autore, o mettere al centro l’oggetto fisico, il dipinto, seguirne gli spostamenti da un luogo a un altro; chi scrive può comparire in prima persona, o lasciar parlare direttamente un personaggio raffigurato. In molti casi l’opera d’arte sembra costituire un “pre-testo”, imprescindibile, per l’avvio di un flusso di coscienza che diviene autonomo.

Rispetto alla tradizione consolidata dell’ecfrasi, poi della prosa d’arte pura, la quale – come ricordato nell’introduzione dalla curatrice Cristina Babino – rinuncia consapevolmente all’idea di pura traduzione di una forma espressiva in un’altra, per espandere o traslare i contenuti di partenza, probabilmente l’elemento più significativo di questi testi è la frequente presenza della nota personale e biografica, di un io immanente, di  una voce narrante che vede – o rivede – un’opera in un determinato momento. E in quel momento si riversa spesso anche il paesaggio, il luogo fisico in cui avviene l’incontro tra il poeta e l’oggetto del suo sguardo. Così che la cifra di questi brani è forse il loro essere delle “istantanee”, in cui sono compresenti il dipinto o la scultura, con le loro complesse stratificazioni e, insieme, un’interpretazione letteraria che racchiude anche il “qui e ora” degli autori dei testi.

Superata allora definitivamente e consciamente ogni possibilità di identificare opera e testo, ci affidiamo all’individualità di chi guarda e siamo per un attimo come il protagonista del racconto “Nel museo di Reims” di Daniele Del Giudice, un uomo ormai quasi cieco che assorbe la versione dei quadri offerta da una ragazza che gli “presta” i propri occhi, con la progressiva consapevolezza che quei dipinti sono da lei percepiti e ri-creati, reinventati attivamente.

Si avverte distintamente, in questo libro, l’intenso scambio tra i due termini chiamati a dialogare, arte visiva e scrittura: le creazioni d’arte alimentano le visioni poetiche e le parole “riscrivono” le opere, in un processo (emozionante e ricco di spunti), che riafferma e vivifica il legame tra il patrimonio artistico e il nostro tempo.

S’agli occhi credi. Le Marche dell’arte nello sguardo dei poeti
antologia a cura di Cristina Babino
Nuova edizione ampliata (2022), Vydia editore

Con testi di:
Cristina Babino, Allì Caracciolo, Alessandra Carnaroli, Giorgiomaria Cornelio, Laura Corraducci, Gianni D’Elia, Lella De Marchi, Marco Ferri, Riccardo Frolloni, Massimo Gezzi, Maria Lenti, Maria Grazia Maiorino, Franca Mancinelli, Renata Morresi, Michele Ortore, Umberto Piersanti, Elisabetta Pigliapoco, Adelelmo Ruggieri, Lucilio Santoni, Francesco Scarabicchi, Alessandro Seri.

Il volume contiene un’appendice iconografica a colori.

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