Poesie inedite di Gemma Bracco

Pubblichiamo qui di seguito alcune poesie inedite di Gemma Bracco.

mattina banale nelle strade lucide di pioggia
e la scaletta sempre eguale
della vita
una nuova tonalità per la musica
una nuova piastrella nella mazzetta dei colori
un nuovo bulbo a richiamare la rinascita
poche cose sono rimaste a fondamenta
di un edificio ingigantito e pericolante
che perde pezzi sotto la spinta
dei picconi e delle intemperie
pochi pilastri a sorreggere un termitaio
che aggredisce le radici e sfarina la terra
già primavera batte in ritirata
e lascia la guerra già si è piegata
al compromesso e allo sconforto
già china il capo incoronato di corolle
alla protervia del presente
Ormai ogni tronco morto
non sa se sporgere verdi ciglia
a scrutare il nuovo e dichiararsi assente
per un anno forse più
restare in quarantena sospendersi
vivere all’interno sviluppare il tallo
e come nascosto in un rifugio antiaereo
attendere muto di tornare albero

 

una luce minima si può cogliere qui
da quando le parole sono tornate a trovarmi
da accumuli nebulosi tutti i giorni
piovono scarse gocce a dissetarmi
non è il Santo Graal ma il nutrimento minimo
che si concede ad ogni essere vivente
l’anestesia locale che toglie un gradiente
di dolore al sofferente
le parole entrano come un pettine
a ravviare pensieri aggrovigliati
e per quell’attimo che le boscaglie si diradano
può tornare l’armonia delle sfere
il sereno è riconquistato
si calma l’onda lunga dei giorni imbronciati
il sereno regna e resterà a suo piacere

 

del male dell’anima
è così facile guarire
quando si afferra per la coda
una cometa o la veste di una dea
l’occhio affaticato riprende freschezza
la voce riprende suono
i piedi osano sentieri di destrezza
poi si sa le dee non vogliono esser disturbate
né forzate ad entrare nelle nostre vite
e spariscono di nuovo come risucchiate
dal vento che mai non cessa
o coinvolte in qualche gara di bellezza
La nicchia è vuota e al posto di ridenti immagini
Il grigio del cemento s’ispessisce
Cercando di graffiare la superficie
spiamo altre occasioni di luce

 

quale albero quale fiore quale farfalla
o quale uccello
tiene aperta la sua ala
a proteggere la mia vita
una piegatura di colore
un’orlatura di corolla
le antiche ferite di un tronco
le sue caverne nido di insetti
assorbo nello sguardo e nella mente
e trascriverle sembra l’unico fine
di questi giorni travagliati
quale luna con il suo freddo candore
assiste il riposo di questi mondi oscurati
laddove volevo la modernità
divento invece conservatrice
spettatrice ammirata
cultrice di antichi metodi classificatori
di una nuova scienza che annulla la paura
o solo la rimanda
la luna che conosce pochi colori
suggerisce il colore assoluto
che non diminuisce
per usura e deterioramento
o per eccessiva esposizione alla luce

 

Gemma Bracco è nata a Milano, dove ha compiuto i suoi studi, laureandosi con una tesi su La bufera di Eugenio Montale. Vive a Roma. Dopo la laurea, è rimasta per qualche tempo all’università di Milano, lavorando come assistente di Sergio Antonielli mentre veniva istituita la cattedra di Letteratura italiana contemporanea. Parallelamente al lavoro di studio, scriveva già testi poetici, ma si concentrava maggiormente sulla sua attività di pittrice con due mostre, una a Milano di olii e monotipi, e una a Roma di smalti su ceramica. Dal ’90 si dedica interamente ed esclusivamente alla poesia. Nel 1993 ha pubblicato Misure del tempo (Mondadori) che raccoglie la sua produzione poetica dal 1989 al 1992. Alla fine del 1997, presso Guanda, Notturni. Nel 2006 è uscito il suo terzo volume, L’orto di Capri, Mondadori. Sempre per Mondadori la sua ultima raccolta, Vivere alla giornata, pubblicata nel 2013.

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1 commento a “Poesie inedite di Gemma Bracco

  1. Sono rimasta come sospesa dopo aver letto le poesie. Forse dovevo leggerle una alla volta, ma la voglia era tanta.
    Sono bellissime, toccanti , alla fine ti lasciano una tristezza, una malinconia …anche dolce però.

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