Recensione di California sun

di Rossella Frollà

Alberto Maroni
California sun
Edizioni Montag, 2022-10-03

«Quando arriva il buio è quello il momento per uscire e cercare giustizia», una giustizia inseguita da due uomini che hanno in comune un’esistenza legata a un buio perenne, i salti temporali, gli incontri, i ritorni. Entrambi lasciano al destino la possibilità di compiersi. L’universo si ferma sugli incontri non addomesticati dalla razionalità ma creati dall’immaginazione da un futuro quasi prossimo, virtuale e fantastico in un mondo dove si crede molto: a tutto e al contrario di tutto … «La gente non capisce più quando stai dicendo una cazzata oggi giorno. Non ti sanno più leggere. Né dentro né fuori.».
Michael Dover, stanco e annoiato dalla sua vita, decide di andarsene in California il giorno del suo trentesimo compleanno alla ricerca di un cambiamento di cui ha grande bisogno.

Cinquant’anni dopo, un uomo di ottanta vive una strana storia nella Los Angeles del futuro.
Entrambi vivono nel buio perenne, pieno di incontri, di ritrovamenti, in cerca di quella giustizia inseguita da sempre, in una sorta di applicazione avanzata.

Salti temporali, digressioni nel mistero e poi nella realtà si intrecciano a vicende surreali e intriganti. Michael da cinquant’anni ha sempre trent’anni: «Un miracolo, una maledizione». Ricorda l’amore tenero e infinito per Julia e l’urto terribile con Rebecca, una vampira che lo vuole chiudere nel «nero». Il nero è un richiamo civetta che presuppone l’assenza del sogno e di chi è già andato via. Qui il sogno e il nero preparano tranelli e incoraggiano il presente a non lasciare traccia. Corpo e pensiero si fanno ingannevoli, coincidono e si inabissano, possono cambiare idea o assentarsi o morire.

Tutto sembra alone intorno al rosso sangue che chiama nuovi indizi ma ciò che si produce per non assentarsi da sé stessi è il bianco, il ritorno all’istante che va oltre il tempo vissuto, è la memoria futura. La parola scorre veloce e il libro si legge d’un fiato. Nella dissolvenza fantasmatica dei protagonisti e delle immagini si colgono gli aspetti più radicali e profondi della metamorfosi dell’io, i significati del reale con tutta la sua costruzione simbolica. Si è immersi nell’area inquietante e stupefatta della enigmaticità del razionale. Esplodono le contraddizioni in questo essere liberi di immaginare l’impossibile e contemporaneamente restarne prigionieri. Finire prigionieri della morte, questa sembra essere la mèta di una vita che tuttavia si fa struttura portante di esperienze creative e si concilia con la morte stessa purché non lasci sconfitti. L’immagine ha uno spazio di esistenza più vasto di noi e una capacità di movimento e di dissolvenza che può alterare ogni consistenza tematica, ogni abitudine razionale per inoltrarsi in quei contraddittori misteriosi e in quell’ambivalenza amore/odio per cui la parola appare immersa in un’astrazione dilagante che cattura. Il prigioniero della morte si rende, dunque, libero in questa escalation vertiginosa delle trasformazioni e dei significati e può partecipare a ogni cosa del fantastico che non lascia vinti né vincitori.

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