Un’interessante antologia, curata da Isabella Leardini per la casa editrice Vallecchi, è uscita nell’aprile del 2023 dal titolo emblematico Costellazione parallela – poetesse italiane del Novecento, introdotta da un attento ed esplicativo saggio, concernente alcune tra le voci femminili più rappresentative nel panorama della poesia del Novecento.
Questo lavoro nasce dal desiderio dell’autrice di ricordare sedici poetesse del Novecento, sottovalutate dalla critica letteraria, in quanto donne, condannandole così, salvo alcune eccezioni, all’oblio. Nelle antologie del Novecento troviamo, infatti, una scarsa presenza femminile. In particolare, la Leardini polemizza con l’antologia di Pier Vincenzo Mengaldo, Poeti italiani del Novecento (Meridiani Mondadori, 1978), che inseriva soltanto Amelia Rosselli e con quella di Sanguinetti del 69, che non ne comprendeva alcuna. Entrambe le antologie, tuttavia, nascevano dall’intento di storicizzare i canoni del secolo scorso.
È da precisare inoltre che l’antologia di Mengaldo era uscita due anni dopo la pubblicazione della raccolta Donne in Poesia a cura di Biancamaria Frabotta, con nota di Dacia Maraini, che antologizzava ben ventisei poetesse. A seguito, infatti, della rivoluzione femminista del ’68, si erano moltiplicate le iniziative editoriali e le pubblicazioni femminili.
Lo scopo principale, che si propone la Leardini, è di porre in luce, come lei stessa scrive: “un coro di voci sole in un secolo che per la poesia italiana è stato determinante proprio per la sua coralità, per la ricchezza di movimenti e di voci”.
Le autrici inserite in questo libro sono sedici: Ada Negri, Sibilla Aleramo, Amalia Guglielminetti, Lalla Romano, Antonia Pozzi, Daria Menicanti, Fernanda Romagnoli, Margherita Guidacci, Maria Luisa Spaziani, Cristina Campo, Armanda Guiducci, Nella Nobili, Mariagloria Sears, Giovanna Bemporad, Amalia Rosselli, Alda Merini.
È interessante notare come Isabella Leardini abbia voluto richiamare nel sottotitolo il termine poetessa, ormai in disuso, per il valore storico e letterario della parola stessa, perché come spiega: “Ogni minoranza ha ridisegnato politicamente le parole ferite, le ha fatte rifiorire come stemma rivoluzionario e monito storico. Le donne in poesia sono state incontrovertibilmente una minoranza fino alle soglie di questo millennio”.
L’antologia, inoltre, non muove dall’idea di un canone o di un libro di genere e non vuol essere esaustiva, ma dare una visione complessiva del ruolo delle donne e dell’influenza che hanno avuto sulla poesia contemporanea.
Emergono storie e vicende interessanti dai profili tracciati di ciascuna poetessa: donne che, pur trascurate dalla critica, hanno rivestito ruoli importanti nell’ambito letterario e non solo: sono state a capo di redazioni, si sono imposte come narratrici e, con la loro opere di traduzione, hanno fatto conoscere scrittori straordinari.
La curatrice ha operato anche una selezione molto precisa ed accurata dei testi, dai quali emerge l’autentico valore e l’eccezionalità di queste autrici.
Alcune delle poetesse inserite in questa antologia sono nate alla fine dell’Ottocento: Ada Negri, Sibilla Aleramo e Amalia Guglielminetti, le altre tra i primi del Novecento e gli anni Trenta.
Ada Negri, che divenne la prima donna a far parte dell’Accademia d’Italia, fu la prima autrice di testi di rivendicazione sociale e celebrò la maternità; nella lirica Destino scrive: “Solo una madre il mister può dire/ che disserra le fonti della vita”. La sua voce è forte e vibrante, anche se appare lontana dal gusto contemporaneo.
Sibilla Aleramo fu una femminista ante litteram, rifiutò ogni ruolo impostole, abbandonò il figlio e il marito per scrivere, infranse ogni stereotipo di genere per un’esistenza libera e autentica. La sua poesia è caratterizzata da un delicato erotismo: “O baci sulle mie mani, lunghi/e le sue dita immerse nelle mie trecce, / profonde come vento nelle radici…”.
Amalia Guglieminetti, fidanzata per due anni di Guido Gozzano, incarna le contraddizioni del suo tempo e di una società in via di trasformazione, ma non ancora pronta ad accettare donne libere e anticonformiste come lei. Debutta con la raccolta poetica Voci di giovinezza (1903) ottenendo la consacrazione con la successiva Le vergini folli. Negli anni Venti, come ci ricorda la curatrice, nella rivista da lei fondata, inaugurò una rubrica di pettegolezzi letterari.
Certamente la cultura fascista, precisa la Leardini, ha favorito una visione maschilista nell’ambito della poesia; del resto, non è stato facile per le donne abbandonare il ruolo di muse ispiratrici ed affermarsi come interpreti della loro arte.
Nella seconda metà degli anni Trenta Antonia Pozzi e Daria Menicanti studiano a Milano allieve di Antonio Banfi. Con loro c’era Vittorio Sereni e Luciano Anceschi, oltre ad altri noti intellettuali dell’epoca.
Intensa e reciproca fu la stima tra la Pozzi e Sereni, il quale curò personalmente, dopo la morte dell’autrice, la riedizione delle sue poesie per la Mondadori. Nella sua breve vita Antonia Pozzi scrisse versi intensi, con parole definite da Montale “asciutte e dure come sassi.”
Non uguale fortuna ebbe la Menicanti, la sua opera è caratterizzata da un tratto tagliente, che varia da un registro malinconico ad uno ironico. Il suo sguardo è volto anche alla più piccola realtà, inclusi animali e piante, a lei tanto cari.
Lalla Romano, oltre ad essere una romanziera, osserva la curatrice, ha nella poesia una cifra specifica, distinta da un netto rigore formale. Cesare Segre così conclude la sua introduzione ai Meridiani a lei dedicati: “Lalla Romano ha sempre cercato una verità che non è quella fattuale, ma qualcosa di più profondo, posto in una zona impervia tra filosofia e religione”.
Nella poesia di Fernanda Romagnoli emerge la lotta tra le catene del corpo in disfacimento e gli slanci dell’anima: “Io non mi muovo ho in grembo/ questo dolore a due, questo mistero/ d’una fiamma che più s’agita in canti/ quanto più affioca”.
Piene di dolore sono le poesie di Mariagloria Sears, autrice di un unico libro di poesie I leoni sul sagrato (Mondadori 1954), probabilmente morta suicida nel 1979.
Maria Luisa Spaziani, definita da Montale la volpe, fu sempre al centro della scena letteraria e la prima poetessa consacrata dalla pubblicazione di un Meridiano Mondadori. Una breve amicizia la legò a Cristina Campo, che solitaria per natura, quasi anacoreta, si isolò progressivamente dalle esigenze del mercato letterario. Entrambe, tuttavia, sono state in modi diversi figure centrali nel panorama culturale e, ricorda la curatrice, “fini tessitrici del linguaggio, dei simboli, due mistiche fiabesche, ma di segno opposto”.
Altre voci di notevole rilievo sono inserite in questa antologia: Margherita Guidacci, presente in varie antologie a carattere religioso; Amanda Guiducci, una delle interpreti del femminismo italiano; Giovanna Bemporad, che tradusse da adolescente l’Eneide e spese l’intera vita a tradurre l’Odissea; fu amica di Pasolini, in quanto, durante la guerra, visse diverso tempo a Casarsa.
Nella Nobili, dalla vita romanzesca, ha una poesia di grande immediatezza e vive liberamente la sua omosessualità in un’epoca che la vietava.
Un discorso a parte meritano Amelia Rosselli e Alda Merini. Pier Vincenzo Mengaldo, nel profilo di Amelia Rosselli, nota come la poesia rosselliana sia vissuta anzitutto come abbandono al flusso buio e labirintico della vita psichica e dell’immaginario ed anticipi la poesia a venire con una lingua del privato, lontana da quella tradizionale, pur non trascurando mai la musicalità.
Alda Merini per la prima volta viene presentata come novità assoluta dall’antologia di Spagnoletti del 1959; Isabella Leardini propone di quest’autrice, che è divenuta un vero mito pop, le poesie della sua giovinezza che “ne mostrano la voce più consapevole, la riconnettono alla sua storia e al valore originario della sua scrittura”. Nella lirica Io vorrei, superato ogni tremore, suonano i versi d’apertura: “Io vorrei superato ogni tremore/ giungere alla bellezza che mi incalza, / dalla rovina del silenzio, fonda, / togliere la misura della voce/ e cantare all’unisono coi suoni;”.
Più delle mode si evince, dalla poesia delle autrici del Novecento, la ricerca della verità e un profondo scavo interiore; le loro parole rispecchiano il mondo che le permeava, la cultura del tempo, in un secolo complesso e difficile, che ha visto due guerre mondiali. Il loro sguardo è lontano rispetto a quello maschile, rammenta ancora la Leardini, forse non è rivolto ai grandi temi, ma non c’è in loro:” il senso di impotenza, la dimensione del residuale, il nichilismo dei versi in negativo”, ma sempre un forte vitalismo. Risuonano i versi di Margherita Guidacci:” Sì alla terra ed alle creature che vi dimorano, /sì all’aria da cui viene la vita, sì alla luce e all’ombra”.
Sono tutte voci diverse, come i loro vissuti e i destini letterari, ma sempre volte all’essenza. Scrive la poetessa russa Marina Cvetaeva:” Io non penso, io ascolto. Poi cerco un’incarnazione esatta della parola”.
Una lettura appassionata e appassionante offre questa antologia, che ci consente di conoscere e di riscoprire, anche sotto un profilo umano, poete o, come rivendica la Leardini, poetesse, che con le loro voci, dalle più varie intonazioni e colori, hanno brillato e continuano a brillare in una “costellazione parallela”.
Raffaella Bettiol
Complimenti a Raffaella Bettiol che per ognuna di queste poetesse ne ha colto l’essenza suscitando nel lettore il desiderio di conoscerle più profondamente.
Con gratitudine
Luigina Bigon
Grande impatto culturale con i vostri articoli.0
Grande impatto culturale con i vostri articoli.
Scritto per la prima volta sul Vostro sito.
I Vostri articoli sono occasione per approfondire cultura e sapere. Grazie!
Da inserire Carla Ruffato -Rubindelia “ultime tracce di innocenza” pubblicato nel 1980 dalla forum editrice
Bellissimo articolo, molto appassionato ed appassionante!!!