
In absentia (Interlinea edizioni, con una nota di Martin Rueff, Novara, 2025, pp. 89, € 14) di Alessandro Canzian è formato da una serie di brevi componimenti che gettano il lettore in uno stato di veglia/riflessione. Con il ricorso all’ironia e ad un discorso di tipo didascalico, la raccolta ruota tutta intorno al motivo dell’assenza, la quale assume varie forme in ognuna delle poesie rappresentate. Ci sono il vicino, il vecchio, il nonno e Dio, dunque una mescolanza tra sacro e profano che sembra funzionare all’interno di questi versi liberi e minimali; anche il topo – insieme alle rane e al lupo – è presente con la sua animalità, ma probabilmente è lui il più umano di tutti gli esseri descritti.
Sono versi a mo’ di riflessioni quelli di Canzian, dove l’interrogazione e il dubbio diventano centrali. Il linguaggio è ridotto sino all’osso, infatti i tempi odierni sono già di per sé complessi e non c’è bisogno di spiegazioni ulteriori: basta evocare qualche sensazione o gesto quotidiano (“Avete mai visto due soli / dal finestrino d’un treno / una ragazza sorride ignara / similpelle trattenuta”) che ci sembra scontato per farci ritornare umani, pienamente appartenenti ad una società che ancora si stupisce.
I personaggi di questa raccolta sono prevalentemente ragazzine e bimbe che vedono ancora la vita con una certa dose di spensieratezza, al contrario dell’uomo che è portatore di cattiveria, personificato dall’immagine del “lupo”: “L’uomo è lupo all’uomo / e iena e rana e cavallo / come quel cane che corre / senza zampe nel fossato”. Dio, lo stesso, si fa vedere in absentia, e il suo nome viene menzionato quando si parla e di crimini e di guerre: “Ogni giorno mi interrogo / sui corpi di mosca caduti. / Un nido di topo già morto / non fa primavera, Dio / è un sinonimo di mai”. La chiusura è emblematica di questo percorso evocativo dove l’artefice di tutto è la somma entità divina di cui Canzian si chiede spesso l’esistenza: chi siamo e qual è il nostro rapporto al mondo? Da cosa è mosso il mondo animale e perché spesso ci accostiamo più agli animali rispetto agli uomini?
Lo scopriremo solo leggendo questo nuovo bel libro di Alessandro Canzian.
Riccardo Bravi