Sorvoli di Tiziano Broggiato

Ad incipit del suo recente libro Sorvoli (Luigi Pellegrini editore, Cosenza 2023) Tiziano Broggiato ha posto i versi del poeta polacco Ceszlaw Milosz: “Il poeta è colui che vola sopra la terra/ e la guarda dall’alto e al tempo stesso/ colui che vede ogni suo dettaglio”.

Lo sguardo dell’autore, infatti, sa posarsi a volo radente, grazie alla forza creativa e immaginifica della parola, sui luoghi e sulle vicende della sua esistenza. La scrittura di Broggiato è sempre precisa, elegante, di un lirismo sottaciuto, ma presente, che designa una lingua del tutto originale: “L’inquieto ottobre indossa vesti giallo oro. //Con mani vagabonde appende/ la sua luce bifronte al tozzo ulivo/ domestico”. Nasce spontanea la poesia per l’autore come il suo stesso respiro e rappresenta per lui un ramo proteso, una possibile ancora, per giungere, attraverso le vicissitudini dell’esistenza, ad una possibile salvezza. Di frequente nei testi compaiono metafore ardite, talvolta enigmatiche, ma sempre funzionali ai nuclei concettuali ed immaginativi del discorso poetico.

Un’aurea di mistero avvolge l’intero libro, popolato d’ombre, di un materiale magmatico di sogni, di inquietudini, di ricordi talora dolenti, che un’insonnia vorticosa della mente amplifica. Scrive Tiziano Broggiato nella poesia Loro: “Sono loro, i cartografi celesti/ gli abili mistificatori, / le ombre furtive/ che si aggirano indenni/ per i gironi del sonno/ senza mai giacere un momento, / senza mai lasciare incustodite, / neppure per un istante, / le grandi porte segnate col gesso”. Forse sono i fantasmi del passato, le inquietudini a prendere forma, a insidiare il poeta alla luce tenue del dormiveglia, alle prime luci dell’alba: “Finirà che a luce spenta/ scenderò anch’io sotto la linea/ di galleggiamento fin dove i miei spettri/ non potranno essere intercettati.”

Più volte in un’atmosfera di onirico chiarore emerge la figura del padre dell’autore: “L’ombra che fu mio padre/ giunge di corsa attraverso/ campi di avide sterpaglie. / Né le foglie marce sull’argine/ del Tesina, né il fumo basso / delle stoppie accese/ gli impediscono di sfiancarsi/ fino a destinazione.”
Nel suo viaggio interiore e memoriale Broggiato rivisita i luoghi e le città amate: Roma, Praga, Lisbona e ricorda Marrakech all’alba: “Una radura di felicità”, prima della “gracchiante preghiera/ del muezzin”.

Una parte importante di Sorvoli è costituita dal poemetto Il sonno di Lindbergh, dedicato al leggendario pilota americano, che attraversò per la prima volta in solitaria l’Atlantico. Un silenzio meditativo e atemporale lo permea e il poeta dimostra una grande capacità introspettiva e percettiva nel far rivivere questa straordinaria impresa: “Colline di Nova Scozia:/ il loro profilo si insinua di soppiatto/nel mio campo visivo, / penetrando tra le aride fessure degli occhi/ divenuti duri come pietre”.

Anche la severa infanzia e gli anni trascorsi nel collegio Xavier ritornano nelle pagine del libro: “Un avamposto di lampade dondolanti/ era il collegio/Xavier, il luogo delle espiazioni/ scorrevano come acqua sul dorso di 150 io, /rendendolo simile a quello di un discobolo greco/ privo di tentennamenti”.
Il libro è suddiviso in undici parti per gruppi tematici; nel poemetto. L’uomo confuso, che fa parte della VII sezione, l’autore in una sorta di estraniazione, in terza persona, dà voce alle proprie incertezze, alle proprie disillusioni: “L’uomo confuso ha imparato/ la lezione peggiore: la felicità/ è un disincanto, un pedale irritante/ in si bemolle il cui rintocco/ punteggia ogni momento”.

Molto intensa è la lirica L’annullamento, dove il fiume destinato a sfociare nel mare diviene la rappresentazione stessa del destino umano: “Il fiume viaggia verso il proprio annullamento /verso il semicieco mare che lo attende/ tra i battenti erosi dell’imbrunire”. La metafora del fiume ritorna nel terzo componimento che chiude Luomo confuso, in cui, riprendendo un tema caro ad Eliot, Broggiato si chiede se sarà “la sottesa violenza ferma nel tempo” a condurlo: “sulla tremante passarella/ lambita dal fiume che attende a bocca aperta, / passo dopo passo, verso la sua redimibile/ morte per acqua?”

La natura, presente nelle pagine del libro con intense descrizioni, è parte integrante della Erlebnis del poeta vicentino: “La natura sembra priva di radici, / sottratta al tempo/ e al decadimento, / agli umori e al travaglio/ della sua stessa gestazione. /Una natura arresa e sgomenta. // Nemmeno le stelle che si vedono, /qui, sono vive”. L’autore predilige le luci tenui dell’alba e quelle notturne e ama gli scenari piovosi, forse perché il suono della pioggia è per lui un momento di quiete e di concentrazione: una “musica della sopravvivenza”. Anche la luna è un’immagine ricorrente in Sorvoli, che nel suo schiudersi confida che “nel passaggio tra sguardo e cuore/ quasi sempre si annida il tradimento”.

L’ultima sezione del libro è dedicata ai Padri della parola, per i quali Tiziano Broggiato di recente ha curato un’omonima raccolta di scritti pubblicata nel 2022 dall’editore Pellegrini, in cui riunisce le testimonianze di ben diciassette autori, i cui racconti s’incentrano su quelle figure di maestri, che sono state fondamentali per la loro, talvolta inconscia, vocazione poetica. Nell’introduzione l’autore, oltre a ricordare il suo Maestro per eccellenza Fernando Bandini, lamenta il fatto che i giovani poeti trascurano la frequentazione, l’affinamento, con i poeti riconosciuti come punti di riferimento, autori la cui opera costituisce un rilievo che si alza sicuro sopra l’orizzonte. Suona in Sorvoli una lirica: “Dov’è caduto un padre della parola, / slegato da ogni cosciente legame col passato, / vissuto nell’istante di questo spazio strano, / non mortale, carico di bellezza, irto di pericoli// non ci sono mani che applaudono. / Tutti hanno fretta di andarsene da lì”.

Una lettura intensa offre questo libro capace di testimoniare la forza creativa e del tutto originale di un autore, il quale, pur vivendo le contraddizioni e le inevitabili lacerazioni della vita e del nostro tempo, trova nella poesia la forza del riscatto e della ragione stessa dell’esistenza nonostante, come scrive nella lirica, posta a chiusura, 2022, una guerra: “La strada tremolante del primo mattino, oggi/ verrà intitolata all’inane Giardiniere”.

Raffaella Bettiol

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